Si parla spesso di patrimoniale, ma in Italia già c’è. Case, depositi bancari e postali sono tassati da molto tempo dallo Stato in maniera continuativa. In particolare, l’imposta di bollo sul deposito titoli, introdotta nel 2012 col decreto “Salva Italia” e poi aumentata col tempo, colpisce tutti gli strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, fondi comuni, certificati di deposito, ETF, ecc.) custoditi dagli intermediari finanziari per conto dei loro clienti.
Quanto e come si paga?
L’imposta di bollo sul deposito titoli vale oggi lo 0,20% del valore totale degli strumenti finanziari posseduti.
“L’estratto conto o il rendiconto si considerano in ogni caso inviati almeno una volta nel corso dell’anno anche quando non sussiste un obbligo di invio o di redazione. Se gli estratti conto sono inviati periodicamente nel corso dell’anno, l’imposta di bollo dovuta è rapportata al periodo rendicontato.
Quando non si paga l’imposta di bollo
L’imposta di bollo sul deposito titoli non è dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti e dai libretti è complessivamente non superiore a 5.000 euro. Pertanto, può succedere che un investitore attento provveda a svuotare il deposito titoli poco prima della redazione dell’estratto conto in maniera tale che la valorizzazione del proprio portafoglio sia pari a zero per poi riacquistare gli strumenti finanziari subito dopo.