Governi squattrinati a caccia di denari tra i cittadini paperoni al grido di “anche i ricchi piangano”

In Svizzera si terrà un referendum per aumentare la tassa di successione sui grandi patrimoni. In Italia raddoppiata sui redditi stranieri.
4 mesi fa
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Alexandra Ocasio-Cortez al Met Gala di New York

Fummo facili profeti quando prevedemmo che i governi avrebbero ingaggiato una caccia alle streghe per raccogliere qualche spicciolo in più con cui finanziare i loro bilanci sempre più ipertrofici. E i fatti ci danno ragione. Partiamo niente di meno che dalla Svizzera, patria dell’efficienza e dei “paperoni”. Gioventù socialista ha raccolto le 130 mila firme necessarie con cui indire un referendum sulla proposta di aumentare l’imposta di successione sui patrimoni sopra i 50 milioni di franchi (53,5 milioni di euro).

Imposta di successione per finanziare transizione energetica

Secondo l’organizzazione giovanile della sinistra, dimezzare i lasciti ereditari per patrimoni sopra tale soglia porterebbe a maggiori introiti fiscali per 6 miliardi all’anno.

Sarebbero 2.000 le persone coinvolte. Il maggiore gettito sarebbe vincolato al finanziamento della transizione energetica. Qual è il nesso tra le due cose? I cittadini più ricchi, spiegano, arrivano ad inquinare fino a venti volte in più rispetto a un cittadino della classe media o povero.

L’imposta di successione al 50% spaventa, com’è ovvio, i paperoni residenti in Svizzera e non necessariamente con cittadinanza elvetica. Decine di loro arrivano negli ultimi anni dalla Norvegia, stato in cui il governo laburista ha deciso di stangare i cittadini più facoltosi, redditi compresi. Poiché gli svizzeri non votano a capocchia, è molto probabile che il quesito referendario non otterrà la maggioranza. Nel 2015, una proposta sempre della sinistra di introdurre un’imposta di successione confederale fu bocciata con il 71% dei voti.

Raddoppiata imposta sui redditi stranieri

Per l’Italia si tratterebbe di una grossa opportunità per attirare paperoni dalla vicina Svizzera. Da noi esiste sin dal 2017 l’imposta fissa di 100.000 euro sui redditi dichiarati da cittadini stranieri e non realizzati nel territorio nazionale. In molti la definiscono erroneamente una “flat tax”. Ed ecco spuntare una novità. Il governo di Giorgia Meloni ha appena raddoppiato l’entità dell’imposta a 200.000 euro.

Vedremo se la stangata avrà contraccolpi sui nuovi arrivi. La Corte dei Conti ha stimato per il periodo 2018-2022 la presenza di 818 cittadini stranieri che si sono avvalsi della misura del governo Renzi, per un gettito annuale di 81,8 milioni. E i 318 familiari beneficiari, contribuenti per 25.000 euro ciascuno, hanno apportato altri 7,95 milioni all’anno.

Da molto tempo in Italia si parla di aumentare l’imposta di successione, agendo sulle franchigie a favore dei familiari più stretti. Esse riducono all’osso il numero delle persone sottoposto a tassazione nel caso di trasferimenti di patrimonio (donazioni e lasciti ereditari post-mortem). Negli Stati Uniti, l’amministrazione Biden propone di far pagare ai contribuenti con patrimoni di almeno 100 milioni di dollari un’aliquota minima sui redditi del 25%. L’EU Tax Observatory propone, invece, un’aliquota del 2% all’anno sui patrimoni di almeno 1 miliardo di euro.

Sempre più sussidi e deficit

Servono soldi, è vero. E sappiamo che la globalizzazione ha reso più semplice lo spostamento dei capitali nei cosiddetti “paradisi fiscali”, in cui le tasse che si versano sono poche o inesistenti. Ma le entrate degli stati non sono affatto in calo, anzi tendono a crescere di anno in anno. Semplicemente, la lista della spesa non finisce mai. Con la pandemia i governi ne hanno approfittato per dilatare i propri compiti, arrivando a sostentare milioni di famiglie. Tutto in deficit. Inventarsi sempre nuovi sussidi è facile, ritirarli diventa complicato. Risultato: persino stati fiscalmente prudenti come la Germania vanno a caccia di risorse con cui continuare a finanziare famiglie e imprese.

L’imposta di successione diventa un facile bersaglio da additare all’opinione pubblica. Non è giusto che la ricchezza si trasferisca dai padri ai figli, bisogna meritarsela. E chi meglio dello stato può prelevarla per redistribuirla secondo il suoi desideri? Anche l’imposta sostitutiva sui redditi degli stranieri è facilmente aggredibile.

Non tocca la quasi totalità dei residenti e, soprattutto, non chi vota. Il punto è che il gettito di cui discutiamo è risibile per un bilancio dello stato, ma non ci sarebbe stato senza tale misura incentivante. Se ad un ricco offri l’opportunità di pagare poco sui suoi redditi maturati all’estero, probabile che venga a vivere in Italia. Altrimenti, se ne resta a casa sua o sceglie una meta diversa.

Imposta di successione nel mirino di governi famelici

In conclusione, la caccia al ricco è l’ultimo stadio di governi con le mani sempre più bucate. Spremere chi ha di più è politicamente sostenibile, dato che in democrazia i voti hanno tutti lo stesso peso. Perseguire una minoranza facoltosa, anche estremamente ridotta, porta vantaggi immediati. Alla lunga, invece, crea un clima contrario al business, all’iniziativa privata e disincentiva alla creazione di ricchezza. L’imposta di successione è la foglia di fico dietro cui i governi spendaccioni si nascondono per giustificare la loro avidità. La caccia ai paperoni è scattata in tutto l’Occidente. Anni di spendi e spandi li dovrà pur pagare qualcuno. E i debiti ammassati gli uni sopra gli altri sono diventati ingestibili. Meglio piangere miseria per giustificare la stangata.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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