Imu e Tasi saranno accorpate in una unica imposta. Dal 1 gennaio 2020 i due balzelli sugli immobili diventeranno uno solo, così come previsto dal riordino delle tassazioni sugli immobili in studio alla Commissione Finanze della Camera. Non solo, si sta anche discutendo di ridurre la nuova Imu o di escluderla del tutto per casi particolari.
Imu e Tasi insieme dal 2020
Fermo restando che lo scopo è quello di semplificare l’iter burocratico e di pagamento delle imposte sulla casa con l’accorpamento di Imu e Tasi in una unica tassa, il vicepresidente alla Commissione Finanze ha anche proposto di valutare specifici casi di esclusione o riduzione dell’Imu sui fabbricati.
Quest’ultimo aspetto era già stato vagliato dal precedente governo che aveva proposto di azzerare l’Imu sulle abitazioni date in comodato d’uso ai figli come prima casa di abitazione. Proposta che poi è stata cancellata per mancanza di coperture. Attualmente, l’Imu per questo tipo di abitazioni è ridotta del 50%, ma inizialmente era previsto l’azzeramento. Un punto sul quale il governo gialloverde punta a cavalcare in occasione dell’approvazione della legge di bilancio per il 2020.
Moduli precompilati di pagamento saranno inviati dai Comuni
Altra novità allo studio, in ottemperanza alla semplificazione burocratica, è quella di fare in modo che il contribuente riceva a casa la lettera da parte del Comune in cui viene richiesto il pagamento, come avviene per la TARI. Finora, infatti, è il contribuente che deve farsi tutti i conteggi e poi provvedere al versamento delle imposte con il rischio di commettere errori che poi dovranno essere sanati in un secondo momento quando il Comune verifica la congruenza dei dati.
Pagamenti in più rate per la nuova Imu
Fra le altre novità in cantiere vi è anche la possibilità di permettere ai comuni più virtuosi di abbassare l’aliquota della nuova Imu fino a un certo valore minimo e un sistema di pagamento dell’imposta che permetta al contribuente di versare l’Imu in più rate. Oggi è previsto il pagamento in due tranches, una a giugno e l’altra a dicembre. L’idea è quella di fare in modo che sopra un certo importo il contribuente possa dilazionare il pagamento in tre o quattro tranches durante l’anno.