Si chiamerà Local Tax e permetterà di unificare le 2 attuali imposte, dell’Imu e della Tasi, in un’unica grande imposta comunale.
Oltre a questo provvedimento, rimarrà immutata, ed anzi resa strutturale l’aliquota del 10% della cosiddetta “cedolare secca” per gli affitti con contratti a canone di locazione calmierati.
Il vice ministro dell’Economia e delle Finanza, Antonio Misiani, ha di recente dichiarato che “sono state recuperate risorse per alleggerire il carico fiscale e credo che sia una ottima notizia per tante famiglie italiane”.
Cedolare secca al 10%
La cedolare secca al 10% a partire dall’1 gennaio 2020, sarebbe dovuta ritornare, come previsto dalla normativa originaria, nella misura del 15%, ma dopo una serie di dibattiti, nelle sale del governo, si è ben pensato ad una sua proroga.
In realtà, come previsto in bozza del decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020, l’aliquota sarebbe dovuta aumentare al 12,5%.
Fortunatamente, per locatori e conduttori, è arrivato il tempo del sospiro di sollievo.
La vicenda si conclude, almeno fino ad ora, con un lieto fine.
Arrivato in extremis l’accordo del governo di modifica in manovra di questa precedente proposta, divenuta, fra le altre cose, una misura strutturale.
La nuova Local tax, di cosa si tratta
In tema casa, arriva una altra importante proposta da parte del governo, ossia l’accorpamento delle imposte Imu e Tasi sulle seconde case in una nuova “local tax”, misura che forse non sarà più economica rispetto che al presente, ma quanto meno si potrebbe raggiungere una semplificazione burocratica non di poco.
Per Misiani: “C’è stata una moltiplicazione a dismisura, non solo di aliquote ma di esenzioni, trattamenti di favore con la Tasi che ha raggiunto livelli di complicazione paradossale. Bisogna semplificare e sfoltire”.
In effetti è paradossale che la base imponibile, delle 2 imposte è esattamente la stessa ma, attualmente gravano sugli stessi immobili con doppio adempimento e pagamento da parte dei proprietari.
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