In Italia si va veramente in pensione troppo tardi? Sulla carta sembrerebbe di sì, ma di fatto il nostro Paese vanta, rispetto alla media OCSE, il primato delle pensioni anticipate.
La pensione, secondo la legge ordinaria, si ottiene al compimento dei 67 anni (fino al 2024) con 20 anni di contributi. In alternativa si può accedere alla pensione con 41-42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età (fino al 2026).
A che età si va in pensione
Queste sono le regole. Semplici e chiare varate con la riforma Fornero nel 2012.
Ma torniamo ai dati statistici. In Italia, da quando è entrata in vigore la riforma Fornero, si è andati in pensione prima del tempo. Secondo i dati OCSE elaborati fino al 2018, in Italia si è andati in pensione mediamente a 62 anni.
Più nel dettaglio, le donne sono uscite a di 61 anni e 5 mesi, contro una media OCSE di 63 anni e 7 mesi. Gli uomini, invece, hanno lasciato il lavoro a 63 anni e 3 mesi, contro una media OCSE di 65 anni e 4 mesi.
In Europa, ci siamo posizionati davanti a Germania, Olanda, Irlanda, Regno Unito e solo leggermente (pochi mesi) alle spalle di Spagna e Francia. Tutti Paese che però, a differenza del nostro, non hanno un debito pubblico astronomico.
Le uscite anticipate
Il risultato è stato ottenuto dall’entrata in vigore di tutta una serie di agevolazioni e deroghe. Le cosi dette pensioni anticipate. Le donne hanno potuto beneficiare di opzione donna, ad esempio. Per tutti, poi, c’è stata quota 100, Ape Sociale, lavoratori precoci, le anzianità dei militari e delle forze dell’ordine.
Per non parlare dei contratti di espansione e di solidarietà che prevedono l’uscita dal lavoro anticipata fino a 5 anni nel settore privato.