In pensione a 62, 63, 64, 65 o 66 anni: scelta libera ad un costo ridotto

Perché andare in pensione a partire dai 62 anni con leggera penalizzazione sarebbe ottimale. I conti che smentiscono le regole Fornero sulla sostenibilità della spesa.
2 anni fa
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Cresce il pressing dei lavoratori per andare in pensione a partire da 62 anni. Come avviene in Francia e secondo le aspettative di vita media degli italiani. Perché a 67 anni si gode la pensione per meno tempo.

Posto che concedere la rendita prima dei 67 anni di età col sistema di calcolo misto è diventato oneroso e insostenibile per lo Stato, andrebbe bene anche l’anticipo con penalizzazione. Il ricalcolo contributivo sarebbe plausibile, ma anche un taglio della rendita in base al numero di anni di anticipo rispetto alla vecchiaia.

In pensione a 67 anni non va bene

Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, la pensione dovrebbe durare circa 20-25 anni per costituire una rendita ottimale. Un welfare perché funzioni bene non deve né guadagnare né perdere con la previdenza. In questo momento, però, con il pensionamento tarato a 67 anni di età, lo Stato ci guadagna, mentre i lavoratori ci perdono. Non solo dal punto di vista economico.

Tenere al lavoro gli over 60 è controproducente nella maggior parte dei casi. Ne va della produttività e dello “sfruttamento” della forza lavoro a scapito dell’occupazione giovanile. Quello che serve, quindi, è introdurre un sistema di uscite flessibile, anche con penalizzazione, per svecchiare la forza lavoro, soprattutto nella pubblica amministrazione.

I calcoli che danno ragione ai lavoratori

A conti fatti, andando in pensione a 67 anni, posto che la vita media sia di 82, lo Stato restituirebbe solo in parte i soldi che un lavoratore ha accantonato durante la sua esperienza lavorativa.

Il pensionato andrebbe in apri solo a partire da 87 anni. Ma questo non sta succedendo e con l’escamotage delle regole Fornero che vedono l’età della pensione agganciata alla speranza di vita (che non si adegua se scende), a rimetterci è il lavoratore.

Andando in pensione a partire dai 62 anni con penalizzazione, invece, il lavoratore otterrebbe una rendita un po’ più bassa, ma più lunga nel tempo.

In questo caso lo Stato restituirebbe tutti i soldi versati dal lavoratore.

Pertanto andando in pensione a 62 anni (non a 63 o 64) col ricalcolo contributivo per tutti, si godrebbe di una pensione più bassa ma per più tempo. Il punto di equilibrio finanziario sarebbe raggiunto a 82 anni, che è proprio l’età media degli italiani.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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