Sulla riforma pensioni il dibattito fra governo e sindacati resta aperto. Nonostante le incertezze dovute all’inflazione e ai costi crescenti della spesa pensionistica, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non intende lasciare che la Fornero torni integralmente per tutti a partire dal 2024.
Stiamo parlando delle pensioni anticipate, cioè quelle che possono essere concesse prima del compimento dei 67 anni di età (vecchiaia). Come noto, la via ordinaria prevista dalla riforma del 2012 presuppone il versamento di almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne).
In pensione a 62 anni
Sul punto il Ministro dell’Economia Giancarlo Girogetti è stato chiaro:
“Nella prossima manovra il governo non potrà contare su risorse infinite e le priorità sono già state individuate: rendere strutturale il taglio del cuneo, avviare la riforma fiscale e adottare misure in ottica natalità”.
Il che lascia intendere che le pensioni (anticipate) non sono e non possono essere una priorità. Alla luce, soprattutto, dell’impegno di spesa che lo Stato dovrà sostenere per rivalutare gli assegni colpiti da una inflazione che non accenna a scendere. Si parla di altri 20 miliardi di euro da stanziare con la Legge di bilancio.
Alla stregua potrebbe essere prorogata per tutto il 2024 Quota 103 che prevede l’accesso alla pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. Anche per accontentare la Lega che su Quota 41 (pensione con 41 anni di contributi) punta i piedi, ben consapevole che non potrà essere realizzata in tempi brevi per via degli alti costi finanziari che saranno assorbiti dalle rivalutazioni del 2024.
Uscita a 63 anni
Più probabile, invece, la proroga di Ape Sociale. Come sostiene il ministro del Lavoro Elvira Calderone, il governo punta sulla flessibilità in uscita e sul ricambio generazionale. Problema che è amplificato dal calo demografico, ormai cronico, e che ha richiamato anche l’attenzione di Papa Francesco in occasione della celebrazione del 125 esimo anniversario della nascita dell’Inps.
“verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica, ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione”.
L’obiettivo è arrivare a forme di pensionamento anticipato più flessibile per chi è in difficoltà. Si sta infatti pensando di allargare la platea dei lavoratori gravosi che possono beneficiare di Ape Sociale a partire da 63 anni.
La categoria di questi lavoratori può essere ampliata (esiste già un elenco di beneficiari ancora da sfruttare) per consentire a nuove figure professionali egualmente faticose di andare in pensione qualche anno prima. Anche per le donne con figli si stanno studiando maggiori forme di tutela con anticipi fino a 2-3 anni per ogni figlio.
In pensione a 64 anni
Altro tassello su cui sta lavorando il governo è quello di una modifica dei requisiti per ottenere la pensione a 64 anni con almeno 30 di contributi. La legge già prevede questa possibilità, ma è riservata ai lavoratori che ricadono nel sistema di calcolo contributivo puro. L’anticipo è, però, concesso solo se la pensione a calcolo non risulta inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. E cioè 1.410 euro al mese per il 2023.
Cifra raggiungibile solo per coloro che possono vantare stipendi elevati e quindi aver accumulato un montante contributi alto. A un operaio o a un impiegato, tanto per intenderci, questa via è attualmente preclusa.
E’ quindi allo studio una modifica di questo limite per allargare la possibilità di sfruttare l’uscita anticipata a 64 anni senza il vincolo stringente previsto dalla normativa attualmente in vigore. Un abbassamento dell’asticella potrebbe consentire a più lavoratori di sfruttare questa possibilità.
Riassumendo…
- Allo studio alcune modalità per consentire anche nel 2024 la pensione anticipata a 62,63 e 64 anni.
- Possibile proroga di Quota 103 di altri 12 mesi in assenza di ulteriori riforme.
- Estensione di Ape Sociale a più lavoratori dediti ad attività gravose.
- Pensione a 64 anni senza il vincolo dell’importo minimo a 1.410 euro al mese.