Andare in pensione prima dei 67 anni è un po’ il desiderio di tutti i lavoratori. E dalla prossima settimana si apre il tavolo negoziale fra governo e parti sociali per disegnare la riforma pensioni 2022.
Per quest’anno il governo non ha preso posizioni, se non quella di tamponare la fine di quota 100 con l’introduzione di quota 102. Cioè il pensionamento a 64 anni con 38 di contributi, ma solo per 12 mesi. Poi si vedrà.
In pensione prima della Fornero, le opzioni sul tavolo
E’ indubbio che il sistema delle pensioni anticipate non è più sostenibile finanziariamente e il governo punta a eliminarle.
Al momento le opzioni sul tavolo per riformare le pensioni ci sono e sono tante. Bisogna solo far combaciare i conti e trovare le risorse necessarie. Anche a costo di introdurre delle penalizzazioni, come avvenuto per la proroga di Opzione Donna.
Sul punto resta valida l’opzione proposta dal Inps e che prevede la pensione a rate. Cioè l’uscita dal lavoro a 63 anni con liquidazione dell’assegno per i contributi maturati nel sistema contributivo (dal 1996 in poi). Per poi liquidare la parte rimanente dei contributi maturati nel sistema retributivo (ante 1996) al raggiungimento del requisiti anagrafico per la pensione di vecchiaia (oggi a 67 anni).
Uscita dal lavoro a 62, 63 o 64 anni
Si studia, però, anche la possibilità di concedere la pensione a 64 anni modificando i parametri già esistenti della legge Fornero previsti per chi esce dal lavoro solo col sistema contributivo. L’idea sarebbe quella di consentire anche a chi ha versato nel sistema retributivo di potervi accedervi con almeno 20 anni di contributi versati.
I sindacati, invece, puntano i piedi e chiedono la possibilità ai lavoratori di poter andare in pensione a 62 anni con almeno 20 anni di contributi.