In pensione a 62 anni nel 2025, ecco a chi conviene di più

In pensione a 62 anni nel 2025 con la quota 103, a chi conviene e a chi no e quali sono tutti i pro e i contro della prestazione.
2 giorni fa
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In pensione a 62 anni nel 2025, ecco a chi conviene di più
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Andare in pensione a 62 anni può essere conveniente per alcuni lavoratori e meno conveniente per altri. QUesta cosa però non riguarda solo chi nel 2025 potrà andare in pensione con la quota 103 che è la misura che prevede l’uscita a partire proprio dai 62 anni di età.
La convenienza ad un’uscita anticipata varia da lavoratore a lavoratore, da caso a caso ed in base alla singola situazione contributiva.

“Salve, mi chiamo Pietro e volevo una delucidazione in merito alla quota 103. Io rientro nella misura nel 2025, anche se ho 65 anni di età compiuti il primo gennaio. Il fatto è che i miei 41 anni di contributi li completerò solo a marzo. Ecco perché non ho potuto lasciare il lavoro a 62 anni con la quota 103 nel 2023 e nel 2024 perché non avevo raggiunto i contributi.

Ora mi trovo davanti al bivio. Lavorare ancora due anni e andare in pensione con il massimo dei contributi e la massima età o accettare subito la pensione di quota 103. Che mi dicono penalizzante. Secondo voi, esperti come siete, quale via è la migliore?”

In pensione a 62 anni nel 2025, ecco a chi conviene di più

La pensione con la quota 103 è una misura che effettivamente qualche problema di calcolo del trattamento lo prevede. Parliamo di tagli di assegno che possono essere molto pesanti sicuramente. Il fatto è che come detto in premessa, molte cose cambiano da lavoratore a lavoratore. Molto dipende da quando è partita la carriera di versamenti. E come sono questi versamenti, sopratutto quelli dell’ultimo periodo. Perché se la retribuzione degli ultimi mesi o anni di lavoro è calata rispetto al passato è un discorso. Se invece è salita è un altro. E poi bisogna vedere quanti contributi sono stati versati al 31 dicembre 1995.

I vantaggi e gli svantaggi fissi di chi esce con la quota 103

In linea di massima andare in pensione con la quota 103, a 62 anni o con più anni di età ha sempre dei vantaggi e altrettanti svantaggi.

Ci sono pro e contro che sono fissi e indipendenti dalla singola situazione di un contribuente.
Per esempio va considerata una cosa. Interrompere una carriera lavorativa e fermare i contributi significa congelare la pensione e non farla aumentare più.
Perché nel sistema contributivo più si versa più pensione si prende. E poi va considerato il fatto che il coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione è via via sempre più sfavorevole quanto prima si lascia il lavoro. Una pensione a 67 anni a parità di montante vale di più di una a 62, 63, 64 anni e così via. E questi sono gli svantaggi fissi.
Però va considerata anche una cosa. Anticipare la pensione significa prendere mesi di trattamento in più alla fine dei conti. Per esempio chi esce a 62 anni rispetto a 67 anni, prende 5 anni di pensione in più, cioè 60 mesi di trattamento che diventano 65 mesi per via delle tredicesime. E sono soldi in più che, collegati al fatto che non si versano più contributi (per esempio il lavoratore autonomo), producono un enorme vantaggio.

Ecco alcuni chiarimenti sulla quota 103 per la pensione a 62 anni nel 2025

Poi come detto ci sono i vantaggi e gli svantaggi personali di ciascun lavoratore.

E variano da caso a caso. C’è per esempio chi ha versato più di 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995 e dovrebbe avere diritto ad un calcolo retributivo della prestazione fino al 31 dicembre 2011. In questo caso, essendo la quota 103 una pensione calcolata solo con il contributivo, il taglio di assegno può essere considerevole. Arrivando a superare il 30%. Un taglio meno elevato lo subiscono quanti al 31 dicembre 1995 hanno meno di 18 anni di versamenti.
A dire il vero più anni passano sempre meno sono i lavoratori non ancora in pensione che hanno una dote di anni di versamenti così elevata al 31 dicembre 1995.
Chi ha delle retribuzioni sul finire della carriera meno elevate rispetto ai primi anni, ha meno vantaggi sulla pensione retributiva e quindi è meno penalizzato rispetto al calcolo contributivo.

La pensione di quota 103 nel 2025

Ma sulla quota 103 bisogna anche valutare altro. Per esempio, se è obbligatorio accettare il calcolo contributivo che come detto penalizza tutti i lavoratori anche se in maniera differente gli uni dagli altri, un altro vincolo è l’importo minimo della pensione.
In questo caso la quota 103 prevede che il trattamento non debba mai essere eccedente 4 volte il trattamento minimo INPS. Parliamo di una pensione lorda che non dovrebbe essere mai più alta di 2.400 euro circa al mese visto che nel 2025 il trattamento minimo INPS supererà i 600 euro.
Anche se la pensione dovrebbe essere più alta quindi, il pensionato di quota 103 prenderà di meno. Un taglio che però dura solo fino al compimento dei 67 anni.

Il nostro lettore si troverebbe per esempio con solo due anni di trattamento ridotto. poi a 67 anni la sua pensione verrebbe ricalcolata dall’INPS ed aumentata rispetto a quanto percepito con l’anticipo.

Ecco altri pro e contro di questa particolare pensione

Quindi, il più delle volte con la pensione di quota 103 nel 2025 i pensionati prenderanno meno di quanto dovrebbero. A questo va aggiunto un altro vincolo che però termina sempre a 67 anni. Si tratta del divieto di cumulare i redditi da lavoro con i redditi da pensione. In sostanza, chi va in pensione con quota 103 nel 2025 non potrà svolgere un’attività di lavoro autonomo o dipendente fino al compimento dei 67 anni di età. Unica possibile eccezione ma fino alla soglia dei 5.000 euro di reddito aggiuntivo è il lavoro autonomo occasionale.
Va anche detto che per chi matura il diritto alla quota 103 c’è un vantaggio offerto dalla normativa nel caso in cui decide di restare in servizio. Il vantaggio è dello sgravio contributivo per tutti gli anni di permanenza in servizio dopo aver completato 62 anni di età e 41 anni di versamenti. Il cosiddetto Bonus Maroni infatti prevede che la parte di contributi a carico del diretto interessato non verrebbe prelevata. Rimanendo in busta paga come surplus di stipendio. Un vantaggio che va richiesto all’INPS naturalmente.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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