Con una nota pubblicata nei giorni scorsi, l’Anief è tornata sui requisiti di accesso alla pensione dopo la pubblicazione da parte dell’Inps della circolare n° 28 del 18 febbraio. Circolare con la quale l’Istituto di previdenza si è soffermata sull’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita, a decorrere dal 1° gennaio 2023.
L’Anief, per il tramite del proprio presidente, suggerisce l’introduzione di una norma che permetta di uscire dal mondo del lavoro a 63 anni senza subire un taglio all’assegno pensionistico.
La pensione di vecchiaia. Requisiti di accesso
Il diritto alla pensione di vecchiaia scatta al compimento di 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati. La pensione anticipata è ammessa al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne) indipendentemente dall’età.
Regole e paletti riconducibili alla c.d. Legge Fornero.
I requsiiti anagrafici tengono conto dell’aumento della speranza di vita.
In merito, con la circolare n° 28 del 18 febbraio ha ribadito che dal 1° gennaio 2023, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici adeguati agli incrementi alla speranza di vita non sono ulteriormente incrementati, così come previsto dal decreto del 27 ottobre 2021 del Ministero dell’Economia e delle finanze. Decreto adottato di concerto con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
La nota Anief. In pensione a 63 anni senza tagli
L’Anief, per il tramite del proprio presidente, suggerisce l’introduzione di una norma che permetta di uscire dal mondo del lavoro ossia andare in pensione a 63 anni senza subire un taglio all’assegno pensionistico. Cosa che avviene puntualmente con il pensionamento anticipato conseguito tramite le regole ordinarie ovvero tramite i canali temporanei di opzione donna, quota 102 ecc.
Si legge nella nota che:
L’anno prossimo si potrà andare in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, ma anche con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età. Lo ha confermato la circolare Inps n. 28 del 18 febbraio, peccato che chi ne usufruirà andrà incontro a penalizzazioni importanti, che ci trovano fortemente contrari. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: intervistato dall’emittente Italia Stampa, il sindacalista ha detto che introducendo una sorta di ‘Opzione per tutti’, per chi esce prima dal lavoro diventa davvero troppo alta la differenza di importo sottratto dall’assegno pensionistico, anche oltre il 30%, pari a 500-600 euro al mese, “rispetto al massimo contributivo che si poteva ottenere col calcolo retributivo”.Per noi, queste in vigore in Italia dopo la cancellazione di ‘Quota 100’, sono norma sull’accesso alle pensioni decisamente “ingiuste, perché ancora oggi a 63 anni si va in pensione con il massimo” dell’importo, rispetto ai contributi versati, praticamente “in tutta Europa”. Il presidente Anief ha aggiunto che “il personale scolastico è particolarmente soggetto al burnout”, con un incidenza tumorale molto più alta rispetto ai lavoratori di altri comparti pubblici e privati. Agli insegnanti, inoltre, non viene assegnata quella indennità di rischio biologico, invece accreditata in busta paga ad altri ambiti lavorativi come quello sanitario. “Per questo – ha concluso Pacifico – continuiamo a ribadire la necessità nella scuola di una ‘finestra’ speciale, senza penalizzazioni, per andare prima in pensione”.
Non si sa ancora se nella c.d. riforma delle pensioni troverà posto una revisione al ribasso dei requisiti anagrafici e contributivi per ottenere l’assegno pensionistico pieno.