In pensione a 64 anni nel 2023, calcola il taglio sull’assegno: in molti casi non supera il 10%

La riforma che evita il ritorno alla Fornero. Quanto si perderebbe realmente andando in pensione a 64 anni con il ricalcolo contributivo della pensione.
2 anni fa
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Uscita a 64 anni col ricalcolo contributivo della pensione. Sembra questa l’unica via percorribile per una riforma pensioni che non gravi sui conti pubblici e permetta, allo stesso tempo, di evitare la Fornero per tutti.

Andare in pensione a 64 anni sarà quindi possibile sono a fronte di tagli agli assegni. Perché? In sostanza il ricalcolo contributivo per i lavoratori che ricadono nel regime misto è penalizzante. Proprio come avviene per Opzione Donna.

In pensione a 64 anni col taglio

La riforma pensioni si allineerebbe con quanto già avviene in altri Paesi, come in Germania o negli Stati Uniti.

Con l’introduzione di un disincentivo ad anticipare l’uscita dal lavoro prima del raggiungimento dei requisiti ordinari alla pensione previsti dalla Fornero.

Più nel dettaglio, la pensione a 64 anni, dal 2023 al posto di quota 102, sarebbe calcolata solo col sistema contributivo e quindi, di fatto, penalizzante rispetto a quello misto. Basta correggere la legge che già esiste e che prevede l’uscita dal lavoro ai contributivi puri al raggiungimento dell’età di 64 anni con almeno 20 anni di contributi.

Ma l’assegno previsto non deve essere inferiore a 2,8 volte il trattamento minimo di pensione. Non è cosa da poco, poiché tale soglia corrisponde a circa 1.310 euro al mese e pochissimi lavoratori vi potranno accedere. Sicché basterebbe abbassare il valore da 2,8 a 1,5 (previsto per i 67 enni), ad esempio, per allargare la platea dei beneficiari.

Ricalcolo contributivo e penalizzazione

Posto che per attuare questo sistema di calcolo è necessario che il lavoratore accetti la migrazione dei contributi versati prima del 1996, come avviene per Opzione Donna, quanto si perderebbe di pensione?

Secondo gli esperti, la percentuale di penalizzazione non è uguale per tutti, ma varia in base al peso contributivo di ciascuno lavoratore ante 1996. In pratica, più contributi da migrare dal sistema retributivo a quello retributivo ci sono, maggiore sarà la perdita.

Pertanto solo chi ha iniziato a lavorare molti anni prima del 1996 potrebbe subire un taglio dell’assegno consistente. In genere, però, si stima che la perdita della rendita sia in media del 10% rispetto a quanto salterebbe fuori con la liquidazione mista.

E più passa il tempo, meno contributi da migrare nel sistema contributivo ci saranno. Il sistema contributivo puro andrà infatti a regime per tutti fra una decina di anni.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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