La pensione di vecchiaia a 67 anni non è per tutti. A oggi vi può accedere la maggior parte dei lavoratori e quindi non ci si preoccupa dell’età, ma è bene sapere che col passare del tempo questa sogli potrebbe diventare un lusso.
La riforma Fornero del 2012 prevede, innanzitutto che l’età anagrafica sia agganciata alla speranza di vita. E più questa si allunga, più lontano sarà il traguardo della pensione. Dal 2023, ad esempio, ci vorranno tre mesi in più per accedere alla pensione di vecchiaia.
La pensione a 67 anni non è per tutti
Ma, a parte questo meccanismo che non prevede più un requisito anagrafico fisso, ma variabile (da quando è stato introdotto ci sono stati ben 4 ritocchi all’insù), il rischio per i giovani lavoratori è di dover attendere i 71 anni.
Vediamo di spiegare meglio come scatta questa soglia. Prima di tutto va premesso che per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni (o più) occorre aver versato almeno 20 anni di contributi. Cosa scontata per i lavoratori di oggi, ma non per i millenials, alle prese con lavori precari, discontinui e malpagati.
Poi bisogna vedere se il lavoratore può vantare anche contributi nel sistema retributivo (ante 1996) o solo contributivo. Nel primo caso, i requisiti da rispettare sono due: l’età anagrafica e i 20 anni di contributi. Nel secondo caso vi è un paletto in più, non di poco conto.
Chi dovrà aspettare i 71 anni
Per i contributivi puri l’accesso alla pensione a 67 anni è consentito solo se l’importo della pensione calcolata risulterà non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (attualmente è pari a 460,28 euro al mese).
Soglia limite che per il 2021 ammonta a 8.975 euro all’anno. In difetto, il lavoratore potrà andare in pensione solo al compimento del 71 esimo anno di età.
Lo stesso vale per il caso in cui si raggiunge l’importo minimo richiesto, ma non la soglia minima di contribuzione.
Bisognerà aspettare anche in questo caso il compimento dei 71 anni prima di accedere alla pensione di vecchiaia.