Fino al 2028 non cambierà l’età della pensione di vecchiaia. Non è ancora certo, ma, secondo i dati Istat che rilevano la speranza di vita degli italiani, il requisito anagrafico potrebbe rimanere invariato ancora a lungo. Per ora è bloccato fino al 31 dicembre 2026, come già certificato dal Ministero dell’Economia, ma potrebbe presto subire una variazione.
Si tratterebbe, in questo senso, del quarto congelamento biennale dell’aumento dell’età pensionabile dallo scoppio della pandemia. L’età media della popolazione non è, infatti, più aumentata e di conseguenza anche l’età per andare in pensione è rimasta ferma.
La speranza di vita non aumenta, pensioni di vecchiaia a 67 anni bloccate fino al 2028?
Ma come funziona esattamente il meccanismo che prevede l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita? In base alla normativa prevista dalla legge di bilancio 2012 (riforma Fornero) l’età della pensione viene stabilita ogni 2 anni in base alla variazione Istat sulla longevità della popolazione italiana.
L’Istituto di statistica ha certificato finora una variazione negativa della speranza di vita (-0,11 di anno, pari a un mese), registrata dalla popolazione residente all’età di 65 anni. Dato che corrisponde alla differenza tra la media dei valori registrati negli anni 2021 e 2022 e la media dei valori registrati negli anni 2019 e 2020. Per legge, però, l’adeguamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia non può essere negativo e quindi l’età rimane congelata fino al 2026.
Ora, però, come indicato nella Nota di Aggiornamento al Rapporto n. 24 “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario” elaborato dalla Ragioneria Generale dello Stato, l’aumento della speranza di vita è fermo. Ne consegue che le pensioni non subiranno variazioni dei requisiti. Ancora per qualche anno.
Cosa cambia per i lavoratori
L’età per la pensione di vecchiaia resterà, quindi, fissa a 67 anni di età almeno fino al 2028, anche se manca ancora l’ufficialità.
Ebbene, anche in questo caso non ci saranno variazioni per quanto riguarda l’anzianità contributiva. Così come non cambierà nulla per l’uscita prevista per i lavoratori precoci con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Lo stesso dicasi per i lavoratori notturni e gli usuranti che vanno in pensione con le vecchie quote di cui al Dlgs 67/2011. Anche per loro non cambierà nulla.
Il probabile congelamento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia influisce indirettamente anche su altre prestazioni non pensionistiche. Come, ad esempio, Ape Sociale. Chi, ad esempio, ricorre a questa opzione per uscire in anticipo dal lavoro, deve sapere che la prestazione erogata dall’Inps scade al momento del raggiungimento del requisito per l’età della pensione ordinaria a 67 anni. Lo stesso vale per chi percepisce l’assegno ordinario di invalidità al momento della trasformazione in pensione. O per chi percepisce l’assegno per Quota 103 limitato.
Riassumendo…
- L’età media della popolazione italiana non cresce e di conseguenza l’età pensionabile non salirà.
- Resterà fermo a 67 anni di età il requisito per la pensione di vecchiaia fino al 2028.
- Il congelamento dell’età influisce anche sulle altre prestazioni non pensionistiche.