Una certezza del sistema pensionistico italiano è che la pensione calcolata con il sistema contributivo risulta più penalizzante rispetto a quella derivante dal sistema misto, dato che, in quest’ultimo caso, una parte del trattamento pensionistico è calcolata in base alle ultime retribuzioni. Tuttavia, questa può essere considerata più un luogo comune che una regola assoluta, dato che non sempre il calcolo contributivo si rivela essere una svantaggio.
L’INPS offre la possibilità di optare per questo calcolo, spesso considerato sfavorevole, il che suggerisce che possano esserci dei benefici nascosti in tale scelta.
“Buongiorno, sono una lavoratrice che nel 2023 ha maturato i requisiti per l’opzione donna. Ho 60 anni e 35 anni di contributi, avendo iniziato a lavorare nel 1989. Di questi, 6 anni di contributi, calcolati con il sistema retributivo, diventerebbero contributivi se scegliessi l’opzione donna. Posso chiedervi un consiglio sulla scelta da fare? Ho timore che la mia pensione possa subire un taglio significativo optando per questa misura.”
In pensione anni prima e guadagnando una pensione più alta, ecco come fare
Il calcolo contributivo, in certi casi, può rivelarsi più conveniente del sistema misto. Analizziamo le differenze tra i due metodi di calcolo: il contributivo si basa unicamente sui versamenti effettuati dal lavoratore, mentre il misto combina un approccio retributivo (per i contributi fino al 31 dicembre 1995 o al 31 dicembre 2011, a seconda degli anni di contributi accumulati fino al 1995) con uno contributivo per i periodi successivi.
Il sistema retributivo calcola la pensione basandosi sulle ultime retribuzioni, mentre quello contributivo sui versamenti effettuati, rivalutati e moltiplicati per coefficienti che variano in base all’età di pensionamento, più vantaggiosi all’aumentare dell’età.
Il calcolo della pensione contributiva, ecco una sintetica guida
Il metodo contributivo è obbligatorio per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1996, mentre per gli altri si applica il calcolo misto.
Esistono diverse misure, come l’opzione donna e la Quota 103, che prevedono l’applicazione del calcolo contributivo anche per chi, secondo la propria carriera contributiva, avrebbe diritto al calcolo misto.
Ecco quando la pensione prima anche se contributiva produce vantaggi
La scelta del calcolo contributivo, pur comportando un potenziale taglio della pensione stimato intorno al 30%, dipende da diversi fattori. In particolare, chi ha accumulato più di 18 anni di contributi prima del 1996 e avrebbe diritto al calcolo retributivo fino al 2011 rischia di perdere di più. Tuttavia, per chi ha pochi anni da calcolare con il metodo retributivo, la perdita non è così marcata. La maggior parte della pensione verrebbe, infatti, comunque calcolata con il metodo contributivo.
Molti optano per l’opzione donna, nonostante il calcolo interamente contributivo, proprio perché hanno accumulato una minor parte dei contributi nel periodo retributivo.
Alcuni esempi che aiutano a scegliere
Optare per il calcolo contributivo può essere particolarmente vantaggioso, specialmente per chi desidera anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. Ad esempio, l’opzione donna consente alle lavoratrici di pensionarsi già a 59 anni, garantendo fino a 8 anni di pensione in più rispetto all’età ordinaria di pensionamento. Anche con una pensione di “solo” 1.000 euro al mese, accettare il sistema contributivo significa ottenere un trattamento complessivo significativo, che compenserebbe eventuali perdite mensili.
La Quota 103, che permette di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi, offre un vantaggio meno evidente, limitando l’anticipo a soli 22 mesi rispetto alla pensione anticipata ordinaria, con un minor beneficio nel lungo termine.
La retribuzione incide sempre
Entrare in pensione prima e con una pensione più alta è una strategia che sfrutta i vantaggi del sistema contributivo.