In pensione anticipata con Opzione Donna o Ape Sociale, 2 misure da cogliere al volo

La riforma pensioni 2023 potrebbe cancellare Opzione Donna e Ape Sociale. Meglio approfittarne finché si è in tempo.
3 anni fa
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pensione

La discussione sulla riforma pensioni prosegue a passo lento. Governo e sindacati hanno appena rinviato il confronto per mancanza di idee. Ma anche perché le parti restano distanti.

Il premier Draghi vorrebbe un rapido ritorno alle regole Fornero per tutti mettendo la parola fine alle pensioni anticipate. Opzione Donna e Ape Sociale potrebbero quindi sparire o essere profondamente modificate.

Ape Sociale e Opzione Donna scadono a fine 2022

A parte quota 102 ideata per sopperire alla fine di quota 100 e riservata solo a poche migliaia di lavoratori, restano ancora validi gli altri canali di uscita.

Vale a dire con Ape Sociale e Opzione Donna che di anno in anno si rinnovano. Ma non sono definitivi.

L’anticipo pensionistico di Ape Sociale è rivolto da quest’anno anche a una più vasta platea di lavoratori gravosi per i quali la legge di bilancio ha esteso l’applicazione di Ape Sociale.

Resta confermata anche Opzione Donna che permette alla lavoratrici di andare in pensione a 58-59 anni con 35 anni di contributi versati. Soluzione riservata solo al gentil sesso e comunque penalizzante per il calcolo della pensione.

I dubbi con la riforma pensioni

Posto quindi che le uniche certezze per le pensioni anticipate 2022 sono Opzione Donna e Ape Sociale, cosa potrebbe cambiare dal 2023?

Il tavolo negoziale governo-sindacati per approntare la prossima riforma pensioni dovrà vagliare tutte le ipotesi per evitare il ritorno alle regole Fornero che prevedono il pensionamento a 67 anni (fino al 2024) o con 41-42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età (fino al 2026).

Le idee non mancano, ma come ha fatto sapere il governo Draghi, la coperta è stretta e ogni riforma dovrà essere sostenibile finanziariamente. L’esecutivo vorrebbe così anticipare l’entrata a regime del sistema contributivo puro per tutti, previsto per il 2035. Consentendo, magari, allo stesso tempo l’uscita anticipata dal lavoro a 63-64 anni con penalizzazione.

In buona sostanza, le pensioni anticipate non saranno eliminate del tutto, ma diventeranno sempre meno convenienti. Inoltre, c’è il rischio che prima dei 60 anni nessuno potrà più andare in pensione.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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