Passa un treno che non si riesce a prendere. Passa anche il secondo treno e niente da fare. Che sia il terzo quello giusto? Una situazione simile può essere collegata alle pensioni. Infatti, spesso l’INPS nega la pensione a un lavoratore per alcuni cavilli o per una carenza nei contributi. Da un anno all’altro, però, le cose possono cambiare. Ma non perché cambiano le regole per andare in pensione. O almeno, non sempre. A volte ciò che cambia è la condizione di un lavoratore.
In pensione chi non ci poteva andare prima, ecco i ripescati del 2025
Ciò di cui parliamo sono naturalmente casi limite. Ma questo non significa che siano casi rari. Prendiamo ad esempio un contribuente che ha versato contributi, ma insufficienti per andare in pensione a 67 anni di età, perché non ha raggiunto 20 anni di versamenti. In questi casi, come si fa? Se l’interessato è nato nel 1954, il 2025 potrebbe nascondere una sorpresa. Infatti, a 71 anni di età, cioè l’età che raggiunge nel 2025 chi è nato nel 1954, un lavoratore che non ha centrato l’obiettivo a 67 anni può riuscirci. Ma è necessario che tutti i contributi siano stati versati dopo il 31 dicembre 1995, perché la pensione a 71 anni è appannaggio esclusivamente dei contributivi puri.
A 71 anni di età si può ottenere la pensione di vecchiaia contributiva anche nel 2025. Bastano 5 anni di contributi, a prescindere da qualsiasi limite di importo della pensione. Una cosa che i contributivi puri non possono fare a 67 anni, perché servono almeno 20 anni di contributi e, nel 2024, una pensione pari almeno all’assegno sociale. Mentre nel 2023 o prima, bisognava arrivare ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Ecco quindi che il contribuente che, per uno dei requisiti citati prima, non è riuscito ad andare in pensione a 67 anni, a 71 anni ci può riuscire.
Cosa può cambiare da un anno all’altro
Ripescati potrebbero essere anche coloro che in passato non hanno potuto andare in pensione a 64 anni con la pensione anticipata contributiva. Per questa misura servono 64 anni di età, 20 anni di contributi e un trattamento pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Solo nel 2024 la pensione anticipata contributiva è passata a 3 volte l’assegno sociale, 2,8 volte per donne con un solo figlio o 2,6 volte per donne con due o più figli. Basta avere una pensione di poco inferiore a queste soglie e addio quiescenza. Naturalmente, chi non riesce ad andare in pensione può decidere di continuare a lavorare e a versare contributi. E nel sistema contributivo, utile a chi è senza versamenti prima del 1996, più si versa, più pensione si prende. Magari, grazie ai versamenti aggiuntivi, l’interessato può, dopo non esserci riuscito in passato, centrare l’uscita.
In pensione nel 2025, ecco quando l’età aiuta
Dal momento che una pensione calcolata con il sistema contributivo è tanto più alta quanto più in età avanzata si esce dal lavoro, anche questo può essere un fattore. Il sistema è classico: i contributi che si accumulano mese per mese mentre si lavora costituiscono il montante dei contributi. Il montante viene moltiplicato per dei coefficienti di trasformazione, che sono tanto più favorevoli al pensionato quanto più anziano lascia il lavoro.
È evidente che una pensione può aumentare di importo da un anno all’altro, man mano che aumenta l’età del pensionato. E quindi, può accadere che un contribuente, nel 2025, avendo un anno in più, raggiunga una pensione pari all’assegno sociale, che invece nel 2024 non raggiungeva, potendo così andare in pensione di vecchiaia. Oppure, raggiunga una pensione pari a tre volte l’assegno sociale, potendo così andare in pensione anticipata contributiva.
Buonasera chiedo di conoscere se un artigiano con 63 anni e otto mesi è 39 anni e otto mesi di contributi versati INPS ARTIGIANI , costretto a chiudere per carenza di lavoro (fotoreporter) , attualmente iscritto al centro per l’impiego da circa due mesi può fare domanda per ottenere l’Ape social. Grazie cordiali saluti