Per andare in pensione servono almeno 20 anni di contributi. E’ questa la soglia minima richiesta per poter accedere alla rendita di Stato a partire da una certa età.
Esistono tuttavia altre possibilità di uscita per chi ha meno di 20 anni di contributi per andare in pensione. Si tratta però di casi limite per i quali l’età della pensione slitta a 71 anni e l’assegno è calcolato solo col sistema contributivo.
A che età si va in pensione con 20 anni di contributi
Secondo la riforma Fornero, bisogna attendere di compiere i 67 anni di età prima di poter presentare domanda di pensione.
In alternativa si può andare in pensione anche a 64 anni. Possibilità che è riservata ai contributivi puri, cioè a coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995.
Esistono poi altre scappatoie che riguardano gli scivoli del settore privato, quali l’isopensione e i contratti di espansione. In questi casi, però, non si tratta di una vera e propria pensione, ma di un assegno periodico che il datore di lavoro privato corrisponde al lavoratore in attesa della pensione.
La rendita a 64 anni
Ma torniamo alla pensione a 64 anni con 20 anni di contributi. La legge consente l’uscita dal lavoro al raggiungimento dell’età prevista, ma la rendita non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (468,10 euro).
Tale soglia corrisponde a circa 1.310 euro al mese, quindi non è per tutti. Allora la domanda che ci si pone è questa: quanto bisogna aver versato per rientrare in questi parametri?
Per saperlo bisogna fare un calcolo partendo dal monte contributivo accumulato e applicare il coefficiente di trasformazione che, per l’anno in corso e l’età anagrafica, corrisponde al 5,06%.
Nel caso in specie, dunque, per ottenere il diritto alla pensione a 64 anni bisogna avere alle spalle un montante contributivo di 331.000 euro.