Problema Quota 100: se ne continua a discutere. Confermarla fino alla fine della sperimentazione? L’alternativa contraria potrebbe causare non pochi problemi da risolvere. E così spuntano proposte di rimodulazione per contenere la spesa. Tra queste anche Cesare Damiano ha rispolverato la sua pensione con 35 anni di contributi (e penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti per la pensione di vecchiaia).
Chi attende la Quota 100 potrebbe uscire subito a 97 con 35 di contributi?
L’ex ministro Cesare Damiano torna a presentare il Ddl 857: l’obiettivo è la pensione a 62 anni di età, con 35 di contributi, ma con penalizzazione che cresce per ogni anno di anticipo.
Dal sito”Cesare Damiano.org”, il firmatario di questa proposta che, in pratica, permetterebbe l’uscita a Quota 97 ma con pensione più bassa, parte da un’analisi dell’attuale
quota 100.
Damiano parla di “finestra Quota 100” in riferimento alla platea di potenziali beneficiari ridotta. Ma è pur sempre un vantaggio per qualcuno e cancellarla sarebbe un errore, prosegue nella sua disamina. Anche perché ci sono lavoratori che, in attesa del perfezionamento dei requisiti Quota 100, potrebbero aver preso accordi e firmato patti di uscita dal lavoro con le aziende per il pensionamento nei prossimi due anni. Questi rischierebbero di restare senza stipendio e senza pensione? La beffa dei nuovi esodati va evitata.
“Quota 100 è un patto con gli italiani ed i patti tra Stato e popolo non devono essere disattesi ad ogni cambio di governo”, questo il parere espresso da Cesare Damiano.
La proposta di legge contenuta nel Ddl 857 prevede quota 41 per tutti i precoci (senza categorie lavorative) e la pensione con 62 anni di età e 35 di contributi. Quest’ultima servirebbe peraltro ad evitare lo scalone 2022. Uno sconto sui contributi fino a tre anni che, però, sarebbe a titolo oneroso.
Ci sarebbe infatti da mettere in conto la penalizzazione del 2% per ogni anno di uscita in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia Fornero (che ricordiamo si può ottenere a 67 anni).
La riforma garantirebbe maggiore flessibilità: sarebbe il lavoratore a scegliere in base alle sue esigenze, se e in quale momento lasciare il lavoro a partire dai 62 anni di età, tenendo a mente che ogni anno di anticipo costerebbe sull’importo pensione fino ad una penalizzazione massima dell’8%.