Gentile esperto, sono un lavoratore di 64 anni di età e sono appena arrivato a completare il mio quarantesimo anno di lavoro. 40 anni di lavoro sono insufficienti per la pensione Questo lo so la cosa che praticamente mi ha spiazzato è che il mio datore di lavoro ha deciso di fare a meno di me. E mi ha detto che posso andare in pensione o al più in disoccupazione. Premetto che durante tutta la mia lunga carriera lavorativa non ho mai usufruito di un periodo di disoccupazione e ho paura che non sia così come niente poi mi suggeriscono appunto.
In pensione con 40 anni di contributi dopo un licenziamento inaspettato
Sarà stato un fulmine a ciel sereno il fatto che di colpo il datore di lavoro ha deciso di interrompere un così lungo rapporto di lavoro con il nostro lettore. Ma ciò che ha detto relativamente alla pensione per il lavoratore è la verità. E probabilmente sarà stato questo che ha suggerito al datore di lavoro di ridurre personale partendo proprio da un lavoratore che può optare per la pensione. Infatti è vero che 40 anni di contributi sono pochi per le pensioni ordinarie. Infatti la pensione anticipata ordinaria prevede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Per le donne 41 anni e 10 mesi. Il lavoratore in questione però, ha almeno due possibilità per accedere alla quiescenza, senza necessariamente mettersi prima in disoccupazione. Una possibilità dettata da una misura oggi in vigore o da un’altra misura per cui il nostro lettore ha cristallizzato il diritto.
Quota 102 o quota 100, due vie identiche
Avendo già64 anni di età ed avendo 40 anni di contributi si può sfruttare la nuova quota 102.
L’alternativa della Naspi alle pensioni anticipate
AL nostro lettore però si applica anche un’altra possibilità. Potrebbe infatti sfruttare ben due anni di Naspi, cioè di indennità per disoccupati involontari Inps. Infatti avendo lavorato continuativamente per 40 anni, ha diritto a 24 mesi di Naspi. L’indennità per disoccupati infatti viene liquidata per una durata pari alla metà delle settimane lavorative nei 4 anni che precedono la perdita del posto di lavoro. Potrebbe essere una valida alternativa all’immediata fuoriuscita per la pensione. E il lavoratore potrebbe godere di due anni di contribuzione figurativa aggiuntiva da Naspi, per poi andare in pensione tra due anni e cioè a 66 anni. La Naspi però è pagata in misura pari al 75% della retribuzione base utile ai fini previdenziali di un lavoratore. In termini pratici, un sostanzioso taglio reddituale rispetto all’ultimo stipendio. E poi la Naspi dal quarto mese di fruizione (o dal sesto per via del Covid), si riduce del 3% al mese.