In pensione con meno di 30 anni di contributi, quando è possibile e a che età

Che pensioni si possono prendere con meno di 30 anni di contributi e quali sono le misure che possono consentire la quiescenza in questo modo.
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In pensione con meno di 30 anni di contributi, quando è possibile e a che età
Foto © Pixabay

La domanda principale di tutti i lavoratori è quando potranno andare in pensione. Effettivamente, non a tutti è chiaro il momento in cui potranno dire basta al lavoro e andare finalmente in quiescenza. Nel nostro sistema, però, non mancano le possibilità e le alternative di pensionamento che possono consentire davvero di uscire dal lavoro a un’età e con requisiti molto variabili da un lavoratore all’altro. Ma a che età si può andare in pensione con meno di 30 anni di contributi?

Gentili esperti, sono una vostra lettrice e vorrei sapere se potete indicarmi quale è la pensione che posso prendere. Ho 29 anni di contributi versati adesso e ho 64 anni di età.

Sono single, mai diventata mamma, ho lavorato sempre nel settore privato. Prima facendo la stagionale per 6 mesi all’anno dal 1990 al 2000, e poi sono passata a lavorare per dei negozi di generi alimentari, come salumiera. Ne ho cambiati diversi, ma ho maturato 29 anni di versamenti, di cui 5 interi di disoccupazione, 8 mesi di malattia in totale e poi tutti da lavoro. Vi dico questo perché credo vi servano questi dati per capire la mia condizione.”

In pensione con meno di 30 anni di contributi, quando è possibile e a che età

A questa domanda, naturalmente, possiamo rispondere in maniera differente da lavoratore al lavoratore, perché per le pensioni di vecchiaia una volta superati 20 anni di contributi versati, a meno che non si tratti di lavoratori contributivi puri che hanno iniziato a lavorare e versare dopo il 31 dicembre 1995, chiunque può andare in pensione a 67 anni di età.

Come dicevamo, ai contributivi puri viene imposto di raggiungere anche una pensione pari all’assegno sociale per poter andare a 67 anni con almeno 20 anni di versamenti.

Naturalmente, oltre alla pensione di vecchiaia ordinaria, con meno di 30 anni di contributi, sempre per i contributivi puri, c’è la possibilità di uscire dal lavoro anche a 64 anni.

In questo caso si chiama pensione anticipata contributiva. Ed è una misura che si può ottenere con 64 anni di età e 20 anni di contributi versati. Ma a condizione che l’assegno previdenziale sia pari almeno a tre volte l’assegno sociale. Le lavoratrici madri che hanno avuto dei figli possono andare in pensione anche se il trattamento è inferiore a tre volte l’assegno sociale. Potendo essere pari anche a 2,8 volte per le lavoratrici con un solo figlio oppure a 2,6 volte per le lavoratrici con più figli.

Chi non arriva a 30 anni di contributi: che strade può prendere per il pensionamento?

Con meno di 30 anni di versamenti, le uniche possibilità di pensionamento sono quelle prima esposte. O quelle che passano per l’invalidità pensionabile a 56 anni di età per le donne e a 61 anni di età per gli uomini. In questo caso, servono 20 anni di versamenti e un’invalidità specifica pari almeno all’80%.

Senza i 30 anni di contributi, le possibilità di pensionamento si assottigliano notevolmente. Anche se va detto che pur maturare 30 anni non permette certo una varietà di scelte molto vasta.

Poiché escludendo la pensione con l’Ape sociale a 63,5 anni – che si centra con 30 anni ma solo per alcuni contribuenti, come invalidi, caregiver e disoccupati (per i lavori gravosi servono almeno 36 anni di contributi previdenziali versati) – grandi strade non ci sono.

Le uniche altre alternative sono la pensione di vecchiaia a 71 anni per i contributivi puri che maturano almeno 5 anni di versamenti. Oppure qualche deroga ormai poco fruibile, come per esempio ognuna delle tre deroghe Amato. Parliamo delle deroghe con 15 anni di versamenti ma sempre a 67 anni di età.

Oppure c’è la possibilità di pensionamento a 66 anni e 7 mesi per gli addetti ai lavori gravosi e ai lavori usuranti. Perché per loro nel 2019 non fu applicato l’aumento di 5 mesi per l’aspettativa di vita. In questo caso, però, si parla di 30 anni di contributi reali, non figurativi, da riscatto o diversi da quelli effettivi da lavoro.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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