Opzione Donna è una forma di pensionamento anticipato riservata alle donne con al meno 58-59 anni di età. Per accedervi è anche necessario aver maturato almeno 35 anni di contributi versati.
L’anticipo pensionistico, però, è molto penalizzante dal punto di vista del calcolo della rendita. Due fattori pesano sostanzialmente sull’assegno: l’età e il sistema di liquidazione basato sul calcolo contributivo puro.
Opzione Donna, quanto si perde di pensione
Sicché, ciò che fa desistere le lavoratrici a lasciare il lavoro a 58 anni (59 per le autonome) è l’ammontare della pensione.
A conti fatti, nella generalità dei casi, salta fuori una pensione tagliata del 15% per cento circa rispetto al sistema di calcolo misto. Percentuale che aumenta se si considera che il coefficiente di trasformazione applicato a una pensione liquidata a 58-59 anni rispetto a una liquidata a 67 anni. Qui se ne va un altro 25-26%.
Così, gli importi delle pensioni liquidate con Opzione Donna sono mediamente inferiori a 1.000 euro al mese. Lo rileva il Monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento per i trattamenti liquidati nel biennio 2020-2021.
Un lusso per le lavoratrici
Si dice così che Opzione Donna rappresenti un lusso per poche. Di fatto, le lavoratrici che decidono di andare in pensione con questo sistema devono mettere in conto una forte penalizzazione economica.
Non tanto dovuta al sistema di calcolo contributivo, quanto per la “giovane” età del pensionamento rispetto alla generalità delle lavoratrici. E’ infatti questo che penalizza più di tutto il calcolo della rendita.
Quindi per la generalità delle lavoratrici la pensione così calcolata rischia di essere insufficiente per vivere. Come dimostrato dai dati Inps che evidenziano come il 90% di chi ha scelto Opzione Donna per lasciare il lavoro percepisca meno di 1.000 euro al mese di pensione.