Il governo ha convocato i sindacati per lunedì 20 dicembre con l’obiettivo di trovare un’intesa sulle pensioni. CGIL e UIL confermano lo sciopero generale per questo giovedì e le posizioni tra le parti restano distanti. Ciononostante, nell’esecutivo si lavora a una soluzione che consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione a 62 o 63 anni.
Il vice-ministro dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha espresso la posizione del suo gruppo di riferimento, il Movimento 5 Stelle: nessun ritorno alla legge Fornero. Essa fissa l’età pensionabile per uomini e donne a 67 anni, salvo la possibilità di lasciare il lavoro con la pensione anticipata dai requisiti assai stringenti: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.
Tuttavia, già oggi è possibile andare in pensione a 64 anni con il trattamento interamente contributivo e purché in possesso di 20 anni di contribuzione. Non solo, l’assegno così determinato non dovrà risultare inferiore a 2,8 volte quello minimo per legge. Nel 2021, significa almeno più di 1.440 euro al mese. Roba per pochi.
Requisiti per la pensione a 62 anni
Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, ha da tempo lanciato la proposta di mandare in pensione a 62 o 63 anni i lavoratori che lo desiderino, ma in due tempi: subito con l’assegno calcolato solamente con il metodo contributivo e a 67 anni si avrebbe diritto all’assegno pieno, cioè inclusa la quota retributiva spettante. Questa soluzione, spiega, costerebbe appena 2,5 miliardi di euro per i primi tre anni, mentre dal 2028 si otterrebbero risparmi.
Vi sarebbero due paletti allegati: il primo relativo ai 20 anni di contribuzione minima e il secondo all’entità dell’assegno, il quale non potrebbe risultare inferiore a 1,2 volte il trattamento minimo. Con riferimento al 2021, significherebbe percepire almeno 618 euro al mese per 13 mensilità. Proprio queste limitazioni restringono fortemente la platea dei beneficiari. Non sono tanti a poter vantare in Italia un assegno di circa 620 euro al mese con il calcolo interamente contributivo.
Facendo due conti e utilizzando i coefficienti di trasformazione, otteniamo che un lavoratore che volesse andare in pensione a 62 anni, dovrebbe avere alle spalle un montante contributivo di circa 168.500 euro. A 63 anni, scenderebbe a quasi 164.000 euro. A 64 anni, ne basterebbe uno inferiore a 159.000 euro. In ogni caso, cifre di tutto rispetto.