Andare in pensione con soli 10 anni di contributi è possibile? La domanda potrebbe essere un po’ provocatoria perché oggi pochissimi lavoratori vantano periodi di lavoro così brevi. Ma fra qualche anno il quesito sarà di attualità.
Ci riferiamo in particolare ai millenials, a quei lavoratori che non potranno vantare carriere lavorative continue. Il precariato diffuso e i lavori occasionali che costellano il nostro mercato occupazionale creeranno infatti i presupposti per non avere alle spalle una contribuzione sufficiente per la pensione.
In pensione con soli 10 anni di contributi
A meno di qualche intervento legislativo che garantisca ai giovani lavoratori di oggi una pensione minima e dignitosa domani, le prospettive non sono rosee.
La normativa prevede che il requisito contributivo minimo per poter accedere alla pensione di vecchiaia è di 20 anni. Chi ha lavorato meno non ha diritto alla pensione, ma i contributi versati non vanno persi.
La legge riserva infatti al lavoratore la possibilità di lavorare anche dopo il raggiungimento dell’età per il pensionamento di vecchiaia a 67 anni. Proprio allo scopo di raggiungere anche dopo i 20 anni di contribuzione minima richiesta
Ovviamente nel caso in esame, 10 anni di contributi versati in una o più gestioni pensionistiche, anche il prolungamento della possibilità di lavorare rischia di diventare vano.
La pensione di vecchiaia a 71 anni
Ecco allora che interviene la riforma Fornero che consente di andare in pensione con almeno 5 anni di contributi al compimento di 71 anni di età. Quindi, quasi tutti potranno accedere alla tanta agognata pensione, ma con forte penalizzazione.
La liquidazione della pensione avviene, in questo caso, solo col sistema di calcolo contributivo. Anche per gli anni di lavoro svolti prima del 1996, anno della riforma Dini e dell’introduzione del sistema di calcolo contributivo.
Da notare che, sempre secondo la riforma Fornero, anche coloro che possono vantare 20 anni di contributi versati dopo il 1996 rischiano di andare in pensione a 71 anni. Se, infatti, l’importo della pensione calcolata risultasse inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (attualmente è pari a 460,28 euro al mese) non sorgerebbe il diritto a lasciare il lavoro a 67 anni.