Anche nel 2025 sarà attiva una misura introdotta dalla legge di Bilancio 2024 che consente di coprire con contributi i periodi di vuoto intercorsi tra la data del primo accredito e il 31 dicembre 2023. Si tratta della Pace Contributiva, una misura riattivata per il biennio 2024-2025, dopo aver funzionato nel triennio 2019-2021.
Questa misura offre al lavoratore la possibilità di riscattare i periodi scoperti da contribuzione previdenziale per qualsiasi motivo. Tuttavia, solo alcuni lavoratori potranno beneficiare di questa facoltà. Molti lettori ci scrivono per chiedere chiarimenti: alcuni vogliono sapere il costo di un’operazione di questo genere, altri vogliono capire se possono sfruttare la misura per specifiche esigenze pensionistiche.
I quesiti giunti in redazione
“Buongiorno, sono un lavoratore con 38 anni di contributi versati e 63 anni di età. Vorrei sapere se è possibile versare 5 anni di contributi con la Pace Contributiva, così da raggiungere la pensione anticipata. Se riesco a versare questi 5 anni, posso arrivare ai 42 anni e 10 mesi richiesti. Ho diversi periodi di vuoto contributivo, soprattutto all’inizio della carriera, quando non avevo lavori stabili e non percepivo nemmeno ammortizzatori sociali. Grazie mille.”
“Salve, volevo delle conferme da parte vostra, visto che siete esperti sulla Pace Contributiva. Ho 65 anni di età e 16 anni di contributi. Dal 2022 sono tornata a fare la casalinga e non ho più versato contributi. Ho iniziato a lavorare nel 2000 e ho almeno 6 o 7 anni di vuoto contributivo, come ho capito essere richiesto per la Pace Contributiva. Quanto mi costerebbe versare i contributi mancanti per arrivare a 20 anni di contribuzione quando compirò 67 anni? So che è possibile pagare a rate e volevo organizzarmi di conseguenza fino al 2026.”
In pensione grazie ai 5 anni di contributi riscattati: a chi conviene, il costo e cosa fare
La Pace Contributiva è effettivamente un valido strumento per quei lavoratori che necessitano di colmare anni di contribuzione mancanti per accedere alla pensione.
Anche un solo contributo versato prima di questa data, compresi quelli figurativi, impedisce l’accesso alla misura. Il riscatto tramite la Pace Contributiva è possibile solo per i periodi non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria, figurativa o da riscatto.
Non è possibile coprire i vuoti contributivi dovuti a omessi versamenti da parte del datore di lavoro o del lavoratore autonomo. In questi casi, esiste lo strumento della costituzione di rendita vitalizia, ma la Pace Contributiva non è applicabile.
I periodi riscattabili devono essere compresi tra l’anno del primo accredito contributivo e il 31 dicembre 2023. Non si possono riscattare periodi precedenti l’anno del primo accredito, anche se successivi al 31 dicembre 1995, e non è mai possibile riscattare periodi anteriori al 1º gennaio 1996.
Ecco quando si può e quando non si può utilizzare la Pace Contributiva
La misura, rivolta esclusivamente ai contributivi puri, non può essere utilizzata per accedere alle pensioni anticipate ordinarie, alla quota 103 o alla quota 41 per i precoci. Questo perché il massimo dei contributi che un contributivo puro può aver accumulato oggi è pari a 29 anni, mentre le misure citate richiedono oltre 40 anni di contribuzione.
Il costo della Pace Contributiva grava interamente sul richiedente. Per quantificare l’importo, si prende come base di riferimento la retribuzione percepita nelle ultime 52 settimane lavorate, applicando poi l’aliquota contributiva vigente. Ad esempio, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), l’aliquota è pari al 33%.
Un lavoratore con un reddito di 30.000 euro negli ultimi 12 mesi lavorati pagherà quindi 9.900 euro per ogni anno di riscatto. Nel caso della nostra seconda lettrice, per raggiungere i 20 anni di contributi sarà necessario versare per 4 anni, cioè 39.600 euro.
Il primo lettore, invece, non può accedere alla misura poiché non è un contributivo puro.
Ecco i chiarimenti sulla Pace Contributiva e come sfruttare al massimo la possibilità
L’onere del riscatto è interamente a carico del richiedente, che può scegliere se pagare in un’unica soluzione o a rate mensili fino a un massimo di 120 rate (10 anni). Naturalmente, chi intende andare in pensione prima dei 10 anni non può utilizzare la rateizzazione massima. Il pagamento dei contributi riscattati tramite la Pace Contributiva deve infatti essere completato prima di accedere alla pensione. Non è possibile andare in pensione promettendo di completare i versamenti successivamente.
Le rate non possono mai essere inferiori a 30 euro al mese. Inoltre, tutti i versamenti effettuati possono essere dedotti dal reddito, secondo il principio di cassa, ovvero si deduce solo ciò che è stato versato nell’anno di riferimento della dichiarazione dei redditi. Va sottolineato che non si può detrarre dal reddito ciò che si versa con la Pace Contributiva.
La detrazione del 50% di quanto versato era prevista solo nella Pace Contributiva del triennio 2019-2021. Per la misura attuale, invece, è prevista la piena deducibilità di quanto versato. Ciò significa che l’importo pagato nel 2024 con la Pace Contributiva può essere dedotto dal reddito complessivo su cui si calcola l’IRPEF.