Ci sono alcune misure di pensionamento davvero molto particolari. Non solo perché prevedono requisiti specifici, ma anche perché presentano regole particolari per poter essere sfruttate. Esistono, infatti, prestazioni che impongono un limite massimo di pensione erogabile dall’INPS anche nel 2025, mentre altre stabiliscono un limite minimo da centrare, pena l’impossibilità di uscire dal lavoro.
Per esempio, l’Ape sociale consente di andare in pensione in anticipo anche nel 2025, ma con l’importo massimo di 18.000 euro l’anno. Ma come si raggiunge questo trattamento e, soprattutto, come ci si arriva?
In pensione nel 2025, come arrivare a 18.000 euro di trattamento dall’INPS
L’Ape sociale resta possibile anche nel 2025 e permette di uscire dal lavoro a partire dai 63,5 anni di età, con 30 anni di contributi se si rientra tra invalidi, caregiver o disoccupati, e 36 anni se si è addetti a lavori gravosi.
Non tutti sanno, però, che la misura è più un accompagnamento alla pensione che una vera e propria pensione definitiva.
Infatti, chi la sceglie dovrà presentare domanda di pensione al compimento dei 67 anni.
Inoltre, l’Ape sociale è una misura davvero singolare, poiché presenta limitazioni tanto all’importo quanto ad alcuni diritti. Ecco, in dettaglio, cosa manca rispetto a una pensione ordinaria:
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maggiorazioni sociali;
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trattamento minimo;
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tredicesima mensilità;
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adeguamento al tasso di inflazione;
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trattamenti di famiglia;
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reversibilità in caso di decesso del titolare.
Ape sociale, importo minimo che non sale per tutti gli anni di anticipo
La misura prevede, inoltre, il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con la pensione, tranne che per il lavoro autonomo occasionale – consentito solo fino a 5.000 euro annui.
Ma il nodo principale che approfondiamo qui è, forse, la più importante limitazione dell’Ape sociale: il limite massimo di 1.500 euro al mese, che – senza tredicesima – equivale a 18.000 euro l’anno.
Anche chi avrebbe teoricamente diritto a un importo superiore in base ai propri contributi non può superare questa soglia. Il vincolo permane fino ai 67 anni, momento in cui la pensione con l’Anticipo Pensionistico Sociale decade e si passa alla pensione di vecchiaia ordinaria. Sino ad allora, si resta fermi a 1.500 euro al mese, senza adeguamenti all’inflazione.
Chi, per esempio, avrebbe avuto diritto a 2.000 euro mensili e va in pensione a 63 anni e 5 mesi, percepirà 1.500 euro per tutti i mesi che lo separano dai 67 anni, vale a dire fino al 2029, a prescindere da eventuali aumenti del costo della vita.
I coefficienti sono diventati meno favorevoli rispetto al passato per le pensioni INPS 2025
Potrebbe sembrare impegnativo arrivare a una pensione di 18.000 euro annui, considerato solo il montante contributivo di un lavoratore. Ciò richiede versamenti consistenti, specialmente alla luce del nuovo aggiornamento dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il 2025.
L’aumento della speranza di vita ha comportato un inasprimento delle regole di calcolo, poiché i coefficienti sono meno favorevoli quanto più si esce dal lavoro in anticipo.
Per l’Ape sociale, si adotta il coefficiente corrispondente ai 63 anni, che nel 2025 si attesta al 4,936%, mentre nel 2024 era al 5,028%.
Per ottenere una pensione di 1.500 euro al mese (ossia 18.000 euro annui), serve un montante contributivo rivalutato ben oltre i 350.000 euro.
In pratica, si tratta di versare, nel corso di circa 30 anni (il requisito per l’Ape sociale), 12.000 euro all’anno. Considerando un’aliquota contributiva del 33% nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti dell’INPS, è evidente che la retribuzione percepita durante il trentennio di carriera debba essere piuttosto elevata per raggiungere questo genere di pensione.