Il nostro sistema previdenziale italiano, dal 1996, è stato di fatto scisso in due grandi aree. Da un lato ci sono i soggetti la cui carriera contributiva è iniziata prima del 1996, e dall’altro lato quelli la cui carriera è iniziata dopo. Oltre che sulle regole di calcolo della pensione, cambiano anche le regole per il diritto alla pensione.
Ci sono misure destinate solo a una delle due categorie di contribuenti e altre che hanno requisiti differenti a seconda della data di inizio della carriera contributiva.
Attenti a cosa si fa: in pensione nel 2025 si può andare, ma vietato commettere errori
Ci sono contribuenti che devono prestare attenzione a rimanere nella fascia idonea per sfruttare al massimo i vantaggi previdenziali presenti nel sistema. Altrimenti potrebbero incorrere in problemi.
Per esempio, alcuni lavoratori possono andare in pensione nel 2025 con 30 anni di contributi, ma se effettuano operazioni sbagliate, potrebbero perdere l’opportunità di pensionarsi e dover rimandare di 3 anni.
“Buongiorno, mi chiamo Renato e volevo chiedervi un aiuto per comprendere quale strada mi conviene sfruttare per andare in pensione nel miglior modo possibile. Ho 63 anni di età e ho maturato 29 anni di contributi versati. Ho iniziato a lavorare tardi, a febbraio 1996. I miei contributi sono quindi tutti versati nel periodo contributivo che, come mi insegnate, è penalizzante. Non voglio capire le regole di calcolo delle pensioni, mi interessa capire qual è la via migliore tra le due che vi prospetto. Sono laureato e posso riscattare 5 anni di studio. Ho anche l’anno del servizio militare. In pratica, da 29 anni attuali potrei salire a 35 anni grazie a questi contributi. Ma secondo voi conviene che spenda dei soldi per riscattare questi periodi o lascio tutto com’è?”
In pensione nel 2025 con 30 anni di contributi, ma solo con queste caratteristiche
Il quesito del nostro lettore è molto interessante, poiché si trova di fronte a un autentico bivio dovuto alla sua carriera contributiva e a come l’ha completata.
Su questo non può fare nulla: riscatto o meno, anche il solo servizio militare prima del 1996 non incide sul calcolo della pensione. Il suo dubbio è lecito.
Essere un nuovo iscritto e quindi un contributivo puro è diverso dall’essere un vecchio iscritto con una carriera di versamenti iniziata prima del 1996. Alcune misure sono destinate solo alla prima categoria, quella dei nuovi iscritti. Riscattando il servizio militare o la laurea, si perde il vantaggio su alcune misure.
Pensione anticipata grazie ai riscatti? Attenzione, non sempre è così
Senza addentrarci troppo nei dettagli, molto dipende da cosa vuole fare: andare via dal lavoro subito o rimandare l’uscita. In base alle informazioni che ci ha dato, può andare in pensione nel 2025 con l’anticipata contributiva, ma solo se non riscatta nulla.
Per la pensione anticipata contributiva serve lo status di contributivo puro. Anche il semplice riscatto dell’anno del servizio militare farebbe perdere questo status, escludendolo dalla pensione anticipata contributiva e costringendolo ad attendere i 67 anni, rimandando così l’uscita al 2028.
Potrebbe prendere una pensione più alta, anche se di poco, grazie all’anno del servizio militare. Se continuasse a lavorare fino ai 67 anni, accumulerebbe altri contributi, andando in pensione con un montante più alto.
Il riscatto della laurea potrebbe incrementare ulteriormente il montante contributivo, ma nelle sue condizioni non gli permetterebbe di accedere a nessuna misura di pensionamento anticipato. Inoltre, il costo del riscatto è elevato.
Avendo svolto il periodo di studio prima del 1996, il riscatto sarebbe ordinario e non agevolato, valido solo per i periodi successivi al 1995.