La platea delle lavoratrici interessate al regime contributivo sperimentale per le donne, noto come Opzione Donna, si è drasticamente ridotta negli ultimi due anni. Questo perché la pensione anticipata di Opzione Donna ha visto una netta riduzione delle potenziali beneficiarie. Diventando una misura destinata solo a determinate categorie di lavoratrici. Tuttavia, questo cambio di rotta da parte del governo Meloni non riguarda quelle lavoratrici che sono riuscite a maturare 35 anni di contributi entro una determinata data.
La forza di questa misura infatti resta intatta, poiché l’età di uscita dal mondo del lavoro era originariamente pari a 58 anni.
“Gentili esperti della redazione di Investire Oggi…”
“Gentili esperti della redazione di Investire Oggi, sono una lavoratrice che vi chiede delle delucidazioni in merito a Opzione Donna. Mi sembra di aver capito tutto alla perfezione circa il funzionamento di questa misura. Premetto che, per il lavoro svolto e per le situazioni familiari e di salute, non ho diritto alla misura così come è stata riprodotta quest’anno. Tuttavia, vi chiedo di spiegarmi in parole semplici come funziona il meccanismo della cristallizzazione del diritto. Poiché credo di poter rientrare nella misura grazie a questo strumento. Vi porgo i miei saluti e vi ringrazio anticipatamente per i vostri eventuali consigli.”
In pensione oggi con 35 anni di contributi maturati nel 2021? Ecco perché è fattibile
Oggi, Opzione Donna è una misura che ha visto drasticamente ridursi il perimetro delle potenziali beneficiarie. Nata come misura aperta a tutte le lavoratrici, sia dipendenti private e pubbliche, sia lavoratrici autonome, nel tempo ha iniziato a ridursi a poche beneficiarie, limitandosi a determinate categorie di lavoratrici.
Le modifiche più rilevanti sono state introdotte dal governo negli ultimi due anni, cioè nel 2023 e nel 2024, con due leggi di Bilancio consecutive.
Oggi possono accedere a Opzione Donna solo le lavoratrici con una disabilità pari almeno al 74%. O le caregiver che da 6 mesi assistono un parente stretto disabile grave con cui convivono. Inoltre, possono accedere alla misura le lavoratrici assunte in grandi aziende di interesse nazionale con tavoli di crisi aperti al Ministero o con problemi di licenziamento.
Oltre alla riduzione della platea, si sono modificati anche i requisiti anagrafici: per andare in pensione con Opzione Donna nel 2024, serviranno almeno 61 anni di età, a meno che la lavoratrice non abbia avuto figli. In tal caso, l’età di uscita può scendere a 60 anni con un solo figlio o a 59 anni con due o più figli.
La cristallizzazione del diritto di Opzione Donna e la pensione anticipata
Fino al 31 dicembre 2022, Opzione Donna consentiva il pensionamento a partire dai 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti, siano esse pubbliche o private, e dai 59 anni per le lavoratrici autonome, sempre con i soliti 35 anni di contributi versati.
La misura ha sempre avuto il vincolo di completare il requisito anagrafico e contributivo entro il 31 dicembre dell’anno precedente. Questo significa che chi intende andare in pensione oggi a 61 anni di età con l’attuale Opzione Donna, deve aver completato i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023. La nostra lettrice che intende sfruttare la cristallizzazione del diritto, deve aver maturato i 58 anni di età da dipendente. O i 59 anni di età da autonoma e naturalmente i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021.
Solo in questo modo, nel 2022 avrebbe maturato il diritto a Opzione Donna, un diritto che resta inalterato e sfruttabile anche quest’anno.
Il controllo dei requisiti è fondamentale per andare in pensione con 35 anni di contributi
In risposta alla nostra lettrice, senza avere dati certi sulla sua età e sulla sua carriera contributiva, possiamo solo suggerire di controllare attentamente la situazione al 31 dicembre 2021.