Il silenzio del governo sulla riforma pensioni non aiuta a rasserenare gli animi. Siamo a metà anno e ancora nulla è stato intavolato coi sindacati. Unica cosa certa è che una eventuale riforma dovrà essere finanziariamente sostenibile.
La via maestra, in questo senso, pare essere l’uscita a 64 anni per tutti con almeno 20 di contributi, ma col ricalcolo interamente contributivo della pensione. Cosa che implicherebbe subito un taglio della rendita più o meno sostanzioso, a seconda dei casi.
La pensione a 64 anni con ricalcolo contributivo
Questa opzione sembra penalizzante perché riduce di molto l’assegno per coloro che hanno molti anni di contributi nel sistema retributivo.
Per questo non ci sarebbe nemmeno bisogno di una riforma radicale del sistema pensionistico. In realtà la pensione anticipata a 64 anni già esiste per i lavoratori contributivi puri, cioè quelli che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, ma è vincolata a un limite. Quello legato al minimo di pensione pari a 2,8 l’importo dell’assegno sociale. Cioè 1.310 euro al mese.
Basta quindi rimuovere questo paletto per cambiare i requisiti, senza stravolgere tutto e mandare tutti in pensione a 64 anni. La penalizzazione sarebbe comunque relativa. I Tagli ci sarebbero, ma bisogna considerare anche il periodo di godimento della pensione.
Nessuna penalizzazione
Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, da quest’anno il 90% circa dei potenziali pensionati sono nel regime misto e la loro pensione per il 70% circa è calcolata con il metodo contributivo. Quindi solo un terzo della pensione sarebbe “danneggiato” dal sistema di calcolo contributivo.
A conti fatti, il regime di calcolo contributivo puro peserebbe sull’assegno di chi anticipa l’uscita per circa il 3% l’anno. Il che significa che uscendo a 64 anni col ricalcolo contributivo si perderebbe il 9% della pensione rispetto all’uscita a 67 col sistema misto.
Tuttavia – osserva Brambilla – non si tratta di una penalizzazione come qualcuno afferma. Semplicemente si prende la pensione prima, e per 3 anni in più rispetto alla vecchiaia. Quindi, alla fine, in media l’incasso pensionistico è lo stesso.