Accedere alla pensione senza limiti di età potrebbe essere possibile ma l’assegno risulterà molto più basso. Come cantano i Pooh con il brano Dimmi di sì: “Solo per noi, senza limiti né rispetto. Stanotte qui vale tutto, facciamo che allora sia speciale”.
I limiti e le regole sono importanti in ogni contesto, poiché permettono di definire il raggio di azione entro cui potersi muovere ed evitare di arrecare danni ad altri soggetti.
Spesso, purtroppo, tali limiti risultano essere particolarmente stringenti.
In pensione senza limiti di età ma da 2500 euro non ne prendi neanche 1000
Uno degli obiettivi di fine legislatura del governo guidato da Giorgia Meloni è la riforma delle pensioni, volta ad allontanare lo spettro della Legge Fornero. Diverse le ipotesi in ballo, con alcune misure che potrebbero essere messe in campo già nel 2025. Tra queste si annovera la cosiddetta Quota 41 “light”.
Grazie a tale misura i lavoratori potrebbero uscire dal lavoro senza limiti di età, a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi. L’assegno, però, verrebbe calcolato utilizzando solamente il metodo contributivo. Ad oggi, ricordiamo, come spiegato anche sul sito dell’Inps:
“Il criterio di calcolo della pensione varia a seconda dell’anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995. La pensione è calcolata con il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e per coloro la cui pensione è calcolata col suddetto sistema in base agli istituti vigenti. La pensione è calcolata con il sistema retributivo e misto (una quota con il sistema retributivo e una quota con il sistema contributivo) per i lavoratori con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. Dal 1° gennaio 2012, a tutti i lavoratori viene applicato il sistema di calcolo contributivo sulla quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1° gennaio 2012″.
Quota 41 light con il metodo contributivo: possibile riduzione dell’assegno fino al 30%
Quota 41 con il metodo contributivo potrebbe rivelarsi una misura finanziariamente sostenibile per le casse dello Stato che, pertanto, potrebbe decidere di optare per la relativa introduzione.
In tal caso però, come già detto, l’assegno risulterebbe notevolmente più basso, tanto da stimare una possibile riduzione dal 15% al 30%. Al momento comunque, è bene sottolineare, si tratta solamene di ipotesi. Non è dato sapere se il governo deciderà effettivamente di introdurre Quota 41 oppure studierà un’altra soluzione che risulti sostenibile per le casse dello Stato e allo stesso tempo in grado di garantire un assegno senza riduzioni sull’importo ai contribuenti.