Inflazione argentina ai minimi dal 2021, vittoria per Milei che punta al pareggio di bilancio senza sconti

In Argentina l'inflazione a settembre è scesa ai minimi dal novembre 2021. Vittoria per il presidente Javier Milei, che punta al deficit zero.
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Inflazione argentina ai minimi dal 2021
Inflazione argentina ai minimi dal 2021 © Licenza Creative Commons

L’inflazione in Argentina ha subito una decisa frenata nel mese di settembre. Rispetto ad agosto, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 3,50%, ai minimi dal novembre del 2021. Era al 4,2% in agosto. Anche su base annuale c’è stata una forte discesa, ma dal 236,7% al 209%. Anche in questo caso, però, il picco è lontano. Fu del 292,2% ad aprile. In ogni caso, si tratta del dato più basso dallo scorso dicembre, mese in cui il presidente Javier Milei entrò in carica.

Primo semestre 2024 con bilancio in attivo

Gli analisti stimano che l’inflazione argentina scenderà al 124% entro la fine dell’anno e al 40,9% entro un anno.

Il governo si attende, invece, che alla fine del 2025 essa risulterà scesa al 18%. In ogni caso, la direzione è quella giusta. Il capo dello stato “anarco-capitalista” aveva promesso di debellare in ogni modo l’inflazione argentina, azzerando il deficit fiscale che a suo dire è alla base dell’instabilità monetaria e finanziaria nell’economia sudamericana.

E anche sul fronte fiscale ci sono buone notizie. In tutti i primi sei mesi dell’anno c’è stato un avanzo di bilancio. Dunque, Buenos Aires sta riuscendo non solo a registrare surplus primari, cioè al netto della spesa per interessi, ma a chiudere in attivo anche comprendendo questa voce. Per l’anno prossimo Milei ha fissato l’obiettivo di un avanzo primario pari all’1,3% del Pil. E al Congresso ha spiegato o minacciato che dir si voglia, che porrà il veto su ogni legge dello stato che metta a rischio la sua politica del deficit zero. Il pareggio di bilancio è considerato un obiettivo irrinunciabile per Casa Rosada.

Svalutazione del cambio e tagli alla spesa

Come sta riuscendo il presidente a ridurre l’inflazione argentina? A settembre ha ridotto dal 17,5% al 7,5% la principale tassa sulle importazioni. Non ha rinunciato, invece, al piano per svalutare il cambio del 2% al mese.

Tuttavia, anche su questo fronte arrivano buone notizie. La differenza tra cambio ufficiale e cambio di mercato è assai contenuta rispetto i livelli degli ultimi anni. Per il primo occorrono 1.011 pesos contro 1 dollaro, per il secondo 1.180 pesos. Un anno fa sul mercato servivano 1.010 pesos contro un tasso ufficiale di 367. Significa che, a fronte di una svalutazione ufficiale del 64%, il dollaro sul mercato costa “solo” il 14% in più per gli argentini. In altre parole, imprese e lavoratori si erano portati avanti con il lavoro e già prima di Milei scambiavano i loro pesos per molto meno di quanto imponesse lo stato.

Entro la fine dell’anno prossimo, stima Milei, il cambio ufficiale salirà a 1.207 pesos. Questi obiettivi sono perseguiti attraverso una politica fiscale molto restrittiva. Tagli ai sussidi, stop alle assunzioni nel pubblico impiego e licenziamenti degli ultimi assunti, nonché “congelamento” di tutte le opere pubbliche. I numeri dicono che il tasso di povertà stia salendo. E Milei non lo nega, anzi rimarca che sarebbe più alto delle statistiche ufficiali. Il suo obiettivo consiste nello sradicare le cause dell’eterna crisi argentina.

Inflazione argentina giù, mercati fiduciosi

I mercati gli stanno accordando fiducia. Da quando ha vinto le elezioni nel novembre scorso, il bond in dollari con scadenza luglio 2029 è salito da 25 a più di 64 centesimi (+157%). E l’indice Merval ha segnato un rialzo del 1.000%, che va ben oltre lo stesso tasso dell’inflazione argentina nell’ultimo anno. Per il 2025 Milei stima un ritorno alla crescita del Pil a +5% dopo il -3,5% atteso dal Fondo Monetario Internazionale per il 2024. Per i prossimi mesi sarà determinante per mantenere il consenso ancora elevato che le condizioni di vita dei cittadini inizino a migliorare. Per questo il presidente va in giro per il mondo ad incontrare, in particolare, big dell’industria e della finanza.

Li vuole convincere a tornare ad investire in Argentina, che egli ha dichiarato dovrà diventare una “La Mecca” per gli investimenti stranieri.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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