Anche nel mese di gennaio l’inflazione nell’Eurozona ha registrato un’accelerazione rispetto al mese precedente e su base annuale. La stima flash dell’Eurostat vede la crescita dei prezzi al consumo nell’area al 2,5% dal 2,4% di dicembre e ai massimi dal luglio scorso. Si tratta del quarto dato consecutivo in rialzo dopo il minimo registrato ad ottobre dell’1,7%. Le stime erano per un dato tendenziale invariato. A tradire è stato l’aumento dell’energia, il cui costo è lievitato dell’1,8% contro il +0,1% di dicembre. Ma anche l’inflazione “core”, al netto di prodotti energetici ed alimentari freschi, ha sorpreso: ferma al 2,7% per il settimo mese di fila e sopra il 2,6% delle stime.
Energia torna a fare paura
L’inflazione nell’Eurozona determinerà le scelte della Banca Centrale Europea a marzo. Finora è stato dato per scontato un sesto taglio dei tassi di interesse per lo 0,25%, ma di questo passo a Francoforte potrebbero ipotizzare una pausa come ha fatto la settimana scorsa la Federal Reserve. L’energia torna a fare paura. E’ stata la causa del boom dei prezzi al consumo nel 2022-2023 e l’allarme sembrava essere rientrato con il tracollo dei prezzi del gas. Invece, in questa fase le quotazioni alla Borsa di Amsterdam risultano doppie di un anno fa esatto, a 54 euro contro 28 euro.
Come se non bastasse, lo stesso petrolio non lascia tranquilli. E’ vero che su base annua assistiamo ad un calo nell’ordine di oltre 5 dollari al barile per il Brent, ma nel frattempo il dollaro si è rafforzato contro l’euro.
Facendo la conversione, scopriamo che stiamo pagando il greggio a circa 75 euro contro i 76 di un anno fa. I risparmi sono stati praticamente neutralizzati dall’effetto cambio. Nel complesso, quindi, l’energia oggi ci sta costando di più rispetto agli inizi di febbraio del 2024. E questo prospetta un’inflazione nell’Eurozona in possibile accelerazione anche per il mese corrente. Se accadesse, sarebbe una batosta per coloro che confidano in una rapida discesa dei tassi al 2% entro l’estate.
Dazi creano incertezze
Gli stessi dazi americani creano incertezze. Se il presidente Donald Trump annunciasse tariffe in aumento sulle merci importate dall’Unione Europea, quasi certamente seguirebbero le ritorsioni ai danni delle importazioni americane. E questo aumenterebbe il costo di beni e servizi acquistati dagli Stati Uniti, aggravato probabilmente dall’ulteriore collasso dell’euro contro il dollaro per via della fuga dei capitali Oltreoceano in cerca di riparo dalle tensioni internazionali.
Inflazione Eurozona resta alta, taglio dei tassi a rischio
Tra l’altro, con un’inflazione nell’Eurozona al 2,6%, i tassi reali nell’area sono scesi ai minimi termini. Facendo riferimento ai tassi principali al 2,9%, essi risultano ancora superiori dello 0,3%. Sebbene a rilevare siano perlopiù le aspettative d’inflazione e non i livelli correnti, le banche centrali stanno attente anche a segnalare di voler tenere il costo del denaro sopra l’aumento attuale dei prezzi.
In pratica, con un dato stabile o in crescita a febbraio, il taglio dei tassi diverrebbe più incerto che mai. Il mercato ancora ci crede con assoluta certezza. Ma fino a quando?