Poche settimane fa, Tod’s annunciava l’ingresso in CDA di Chiara Ferragni e da allora le azioni sono volate di quasi il 36%. La capitalizzazione della società a Piazza Affari è cresciuta di circa 350 milioni di euro. E l’era dell’influencer marketing, bellezza! Se la pubblicità è il sale del capitalismo, il coinvolgimento di un personaggio popolare sui social diventa un must nell’età di internet.
Sarà un caso, ma pochi giorni dopo, il colosso della moda francese Lvmh di Bernard Arnault è salito dal 3,2% al 10% di Tod’s, acquistando 2.250.
Ma se pensate che l’influencer marketing sia una strategia adottata solamente in determinati ambienti, vi sbagliate. Lunedì è stato il giorno delle (parziali) riaperture per i locali che dispongono tavolini all’aperto. E Chiara Ferragni ne ha approfittato per cenare fuori. Ecco il post pubblicato nel corso della serata dalla location del ristorante “Il Bolognese”.
Influencer marketing a sostegno dei ristoranti
Cosa c’è di strano? Nulla, se non fosse che a pochi passi da lei si trovasse contemporaneamente un’altra influencer di spicco: Giulia De Lellis, forte dei suoi 5 milioni di follower. Non è ancora una Ferragni, ma l’ex gieffina si sta attrezzando.
La venticinquenne romana ha scritto in italiano, invece: “Fuori a cena dopo tanto”. Semplice casualità? Non pare proprio. E “Il Bolognese” potrebbe aver azzeccato la mossa giusta, se è vero che le due donne insieme abbiano raccolto circa 735 mila “mi piace”. Non saranno tutti futuri clienti, ma così è anche quando si manda in onda uno spot in TV o alla radio, si pubblica un banner su un sito o si affitta uno spazio su un giornale cartaceo.
L’influencer marketing è la nuova forma di pubblicità degli anni Venti del Duemila. Risulta ancora abbastanza osteggiato in alcuni ambienti, dato che la stessa figura dell’influencer spesso è accolta da sorrisini e un’aria quasi di derisione. “Non è un lavoro” spiegano in tanti. Se così fosse, perché lo sarebbe quello di chi promuove televendite?
Strategia diversa nei mezzi, non nei modi
Certo, non si tratta di pubblicità a basso costo. A meno di non rivolgersi alla grande massa degli influencer, la quasi totalità dei quasi semplicemente si limita a sbarcare il lunario. Per un post di Chiara Ferragni su Instagram dovresti spendere la media di circa 50.000 euro. Sono i dati emersi da “Instagram Rich List 2020” di Hopper HQ.
E martedì sera, sempre Giulia De Lellis ci teneva a farci sapere di cenare da “Cracco”, il famoso ristorante dell’omonimo chef, situato alla Galleria di Corso Vittorio Emanuele II a Milano. In sostanza, i grandi ristoratori si sono dati subito da fare e hanno assoldato volti di grido, specie tra i giovani, per puntare sull’influencer marketing. Non sarà una strategia alla portata di tutti, dati i costi proibitivi ai più. La gran parte dei locali continuerà a fare pubblicità alle radio, nelle TV e giornali locali, oppure sui social con pagine proprie. La fascia alta, invece, può permettersi di differenziarsi.
Non che sia una novità assoluta. Se c’è un mestiere vecchio quanto lo show business è quello di offrire servizi gratuiti – e magari pagare il disturbo – a personalità dello spettacolo in cambio di una paparazzata apparentemente casuale. Attori e attrici che si fanno riprendere con aria pseudo-infastidita in un dato locale, in un albergo o a fare compere in un negozio. Pubblicità di ritorno, grazie all’associazione del marchio all’immagine del volto noto. In un certo senso, l’influencer marketing ha messo nero su bianco che la finzione si paga e sta decimando gli appostamenti dei paparazzi alla ricerca di scoop tutt’altro che genuini.