Nei due discorsi pronunciati alla Camera e al Senato nei giorni scorsi, il premier Giuseppe Conte ha speso parole importanti per il processo di innovazione della Pubblica amministrazione (Pa) e per il rilancio del piano Industria 4.0. Come viene riportato nelle linee programmatiche del nuovo governo M5S-Pd, l’idea di un’Italia smart sembra essere uno degli obiettivi principali da conseguire da parte del nostro Paese. A tal riguardo, sono noti da anni i ritardi strutturali che il Bel Paese ha accumulato nei confronti di altre nazioni del Vecchio Continente, senza dover scomodare i Paesi oltreoceano.
Pa digitale, 30 miliardi di Pil ogni anno
L’innovazione digitale della pubblica amministrazione apporterebbe grandi benefici dal punto di vista del sistema finanziario nel breve termine, stando alle cifre riportate dallo studio presentato da The European House Ambrosetti. Il Gruppo professionale ha indicato in una crescita di 146 miliardi del Prodotto interno lordo (Pil) in cinque anni, vale a dire quasi 30 miliardi ogni anno. Alla base dell’enorme crescita del dato sul Pil ci sarebbe una migliore interazione tra le aziende e la stessa Pubblica amministrazione. Ad oggi le aziende italiane spendono qualcosa come 57 miliardi di euro per la gestione dei rapporti con la Pa, di questi oltre 32 miliardi vengono spesi dalle società più piccole.
Il rilancio del piano Industria 4.0
In aggiunta alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione, il premier Giuseppe Conte si è soffermato anche sul nuovo ruolo a cui l’Italia dovrebbe aspirare nell’ambito della quarta rivoluzione industriale in atto ormai da anni. Da qui la missione di imprimere una svolta anche al piano Industria 4.0, con investimenti mirati volti a migliorare la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale e la robotizzazione. Gli addetti ai lavori sostengono che i primi passi importanti debbano essere visibili da subito, fin dalla prossima Legge di Bilancio per il 2020, la cui discussione è attesa in Parlamento nel corso della prossima stagione autunnale.
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