Prendere una pensione di un certo rilievo dal punto di vista degli importi è senza dubbio l’aspirazione di molti lavoratori sia nel sistema contributivo che in quello retributivo. Gli importi di una pensione sono sempre importanti perché permettono di vivere meglio se questi sono dignitosi. Purtroppo in Italia non sempre è così perché le pensioni troppo basse sono davvero all’ordine del giorno. Molti sono i pensionati che prendono pensioni troppo basse vivere dignitosamente. Ma questo è un altro discorso.
Oggi affrontiamo la questione degli importi della pensione da un altro punto di vista.
Il quesito del nostro lettore
“Gentile redazione di Investire Oggi, volevo proporvi una specie di denuncia di un malfunzionamento che il sistema pensionistico italiano ha nei confronti dei lavoratori che si trovano nella mia condizione. Sono un lavoratore dipendente per cui sembrava certo il pensionamento a 67 anni di età. Infatti a 64 anni, anche se con 20 anni di contributi versati, non ho potuto prendere la pensione anticipata contributiva. Anche se non avendo contributi versati prima del 1996, entravo nel perimetro di questa favorevole misura. Niente pensione anticipata contributiva per me perché il mio assegno pensionistico sarebbe stato troppo basso.
Infatti non superava le 2,8 volte l’assegno sociale di tre anni fa. Adesso compiuti i 67 anni di età, la cosa che paradossale è che non ho diritto alla pensione nemmeno stavolta, nemmeno con 23 anni di contributi versati a 67 anni di età. In questo caso la mia pensione non supera 1,5 volte l’assegno sociale di oggi. Trovo assurdi questi calcoli e queste regole, secondo voi ho ragione?”
Ecco quando l’INPS può bloccare il la pensione a chi la prende troppo bassa di importo
Il problema che ci ha manifestato il nostro lettore autore del quesito è quello che riguarda le pensioni contributive.
Il sistema contributivo come tutti sanno è meno vantaggioso in termini di pensione per i lavoratori, rispetto al metodo retributivo o misto. Ma l’importo di una pensione nel sistema contributivo può finire con il determinare anche un altro problema di non poco conto. Perché a volte è proprio l’importo che determina il diritto alla prestazione per un lavoratore.
Pensioni contributive, ecco quando l’importo della prestazione blocca il pensionato al lavoro
Il problema del nostro lettore quindi è quello che oltre ad avere diritto a un calcolo della pensione meno vantaggioso rispetto a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, l’importo della sua pensione lo penalizza anche da un altro punto di vista. Lui di fatto non ha diritto alla pensione, nemmeno a 67 anni e nemmeno se ha superato i 20 anni di contributi minimi previsti. Perché le misure destinate ai contributivi puri prevedono un vincolo aggiuntivo che è quello dell’importo della prestazione.
In altri termini la pensione per i contributivi puri si centra solo se l’importo raggiunto è di un certo valore. Questo vale sia per la pensione anticipata contributiva a 64 anni di età con 20 anni di contributi versati, che per la pensione di vecchiaia ordinaria che si centra sempre con 20 anni di contributi versati ma a 67 anni di età.
Le differenze con le pensioni miste o retributive
Rispetto quindi alle pensioni classiche, calcolate solo con il retributivo o calcolate con il sistema misto cioè retributivo e contributivo, le pensioni per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 sono evidentemente più difficili.
Se consideriamo che l’aliquota contributiva nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) dell’INPS è il 33%, significa che si destina il 33% dello stipendio mensile alla pensione. Questo vuol dire che per poter andare in pensione nel sistema contributivo, anche se basato solo sui contributi versati, l’importo della retribuzione è fondamentale. Perché consente di accumulare più soldi a tal punto da arrivare a superare le soglie di pensione minime utili a poter accedere ai trattamenti.