L’Ocse si chiede se la troppa presenza in cattedra di docenti al femminile possa pregiudicare i risultati ottenuti dagli alunni. L’Ocse, recentemente, ha pubblicato “Squilibri di genere nella professione docente” evidenziando come, in tutti i continenti la predominanza in questo tipo di professione sia delle donne.
La femminilizzazione dell’insegnamento, secondo l’Ocse, è in continuo aumento arrivando al 68% nei paesi presi in esame. La presenza femminile in cattedra è decrescente se si prendono in esame i diversi gradi di istruzione: molto più forte nella scuola dell’infanzia tende a diminuire con il crescere del grado di istruzione.
Se questa è la situazione media nei paesi presi in esame, in Italia questo dominio femminile nel ruolo dell’insegnamento è ancora più marcato: la presenza maschile all’interno delle classi della scuola dell’infanzia, così come riferisce il MIUR, è dello 0,7%. Nella scuola primaria in Italia, solo il 3,6% degli insegnanti è uomo mentre nelle scuole medie il 22%.
Nei licei e nelle altre scuole superiori la media sembra crescere ma non di tanto: la rpesenza mascile si attesta al 33% confermando in ogni caso che 2 insegnanti su 3 sono donne. Analizzando, però, le diverse fasce di età degli insegnanti si nota un asorta di inversione di tendenza: tra gli under 35,infatti, nelle scuole medie e superiori si sfiora il 39% della presenza maschile.
Questa tendenza, di una maggior presenza femminile in cattedra, forse va a riflettere quella che è la composizione della nostra società dove alla donna vengono affidati ruoli di supporto e cura o più semplicemente essendo il ruolo dell’insegnante non retribuito benissimo l’uomo ha sempre cercato di trovare professioni più remunerate? Sicuramente non si può imputare alla massiccia presenza femminile il risultato raggiunto dagli alunni poichè su quel risultato influiscono troppi fattori oltre alla capacità dell’insegnante che assolutamente non si può far dipendere dal genere.
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