L’Inter ha una montagna di debiti, ma i numeri sono davvero così drammatici?

I debiti dell'Inter sono altissimi e si parla di rischio esproprio per Zhang, ma vediamo meglio la situazione finanziaria del club nerazzurro
12 mesi fa
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Inter piena di debiti, ecco la situazione finanziaria
Inter piena di debiti, ecco la situazione finanziaria © Licenza Creative Commons

Si torna a parlare di Inter e stavolta non per i successi sportivi, che eppure sono sempre più evidenti. Il club nerazzurro è in corsa per vincere il suo ventesimo scudetto e cucire addosso alla maglia la seconda stella. Ha superato la fase a gironi in Champions League dopo avere sfiorato la vittoria nella stagione scorsa. Soprattutto, il suo gioco convince. Ma ha un grosso problema fuori dal campo: è piena di debiti. Per l’esattezza, ammontavano a 807 milioni di euro al 30 giugno.

La stagione 2022/2023 si è chiusa con un passivo di 85,4 milioni. Le perdite accusate in pandemia e da ripianare in cinque anni grazie ai decreti Covid, cioè al 2027, valgono 342 milioni.

Debiti Inter rischio per Zhang

Il problema più impellente tra tutti i debiti dell’Inter riguarda il prestito del fondo californiano Oaktree. Erogato nel maggio del 2021, arriva a scadenza nel maggio prossimo. Da una cifra iniziale di 275 milioni il rimborso atteso è di 350 milioni, inclusi gli interessi da pagare in un’unica soluzione alla scadenza. La proprietà, in mano alla famiglia cinese Zhang, ha tre strade: saldare il debito attingendo alle risorse societarie, che non esistono a sufficienza ad oggi; rinnovare il prestito con chicchessia o subire l’escussione del pegno.

Questa terza soluzione scattò al Milan quando Yonghong Li non fu capace di restituire il prestito al fondo Elliott Management, che si prese la società rossonera. La differenza risiede nel fatto che Oaktree non ci pensa nemmeno a impossessarsi dell’Inter. In questi giorni, sarebbe stato contattato da terze parti interessate a sostituirsi nella proprietà nel caso di esercizio dell’escussione. Ma Zhang non sta con le mani in mano e già tratta con Goldman Sachs il rinnovo del prestito. Operazione non facilissima, visto che serviranno nuove garanzie per un prestito ancora più grande di quello ancora in corso.

Situazione finanziaria in chiaroscuro

Solo una maxi-offerta farebbe propendere il cinese per la vendita dopo avere respinto l’interesse di un fondo arabo.

La situazione finanziaria può apparire disperata e in tal senso si leggano le cessioni di Onana e Brozovic per realizzare utilissime plusvalenze per 65 milioni con cui abbassare le perdite per la stagione in corso. Altri numeri ne attenuano la gravità. Per prima cosa, l’indebitamento finanziario netto vale 308,8 milioni, molto meno del fatturato caratteristico. E l’Inter disponeva al 30 giugno di liquidità per 100,5 milioni. E ancora: rispetta già perfettamente con due anni di anticipo uno dei tre paletti del Fair Play Finanziario, che limita al 70% le spese per gli stipendi dei calciatori, le commissioni agli agenti e per gli acquisti sul mercato.

L’altro importante paletto riguarda il limite al deficit di 60 milioni, che dovrebbe essere centrato grazie ai recenti successi in Champions. Tuttavia, la scorsa stagione si chiudeva con un patrimonio netto negativo per 161,9 milioni. Stando ai nuovi criteri della UEFA, ciò imporrà all’Inter di ridurre tale passività del 10% ad ogni esercizio. In altre parole, il club nerazzurro dovrà recuperare risorse per oltre 16 milioni all’anno. Allo stato attuale, infatti, le passività superano le attività, cioè anche vendendo tutti gli asset non si ricaverebbe la cifra necessaria per ripagare i debiti.

Interessi pesano a bilancio

L’altra grande criticità riguarda proprio il costo dei debiti per l’Inter. Il prestito di Oaktree è stato contratto al tasso di interesse annuo dell’8,4%. E il bond emesso nel gennaio 2022 per ripagarne un altro in scadenza ammonta a 415 milioni e stacca cedola annuale del 6,75%. E’ vero che il costo del denaro nei prossimi trimestri è atteso in calo, ma tenete conto che l’Inter ha contratto questi debiti quando i tassi erano azzerati al livello globale. E quasi certamente per tutto l’anno prossimo rimarranno ben maggiori di quanto non fossero prima della stretta.

Ad esempio, il bond con durata residua di 3 anni e 2 mesi offriva a metà dicembre un rendimento sopra l’8,10%.

In altre parole, il rifinanziamento non è poi così impossibile, ma pesa a bilancio tantissimo. E l’Inter si troverà certamente costretta a ridurre i costi per migliorare i bilanci e non incorrere in nuove sanzioni UEFA. Il guaio è che toccare gli stipendi dei giocatori può sembrare la soluzione più logica, ma rischia di indebolire la rosa e di intaccare i risultati sportivi. Con la conseguenza paradossale di finire per mettere a repentaglio proprio la stabilità finanziaria del club. Come un cane che si morde la coda, insomma.

Debiti Inter, aiuta sentenza Superlega

Se la UEFA non prospetta soluzioni sovranazionali per porre un freno ai costi, le uniche possibili per impedire che sempre più società si rompano l’osso del collo inseguendo particolarmente i maxi-ingaggi di Premier League e PSG, ci sta pensando la Corte di Giustizia europea a migliorare le previsioni per il futuro. La sentenza che ha sdoganato la Superlega è stata rivoluzionaria. UEFA e FIFA non potranno più riservarsi il diritto di monopolio nella gestione dei torneo di calcio nell’Unione Europea.

In pochi scommettono, però, che ciò porti a breve a rispolverare l’ipotesi Superlega, così tanto avversata dai governi e dai media. Ma adesso la UEFA dovrà cercare di valorizzare al massimo la Champions League, massimizzandone i ricavi e la loro distribuzione tra le squadre partecipanti. Se così non sarà, le grandi potrebbero minacciare la creazione di un torneo alternativo per aumentare il fatturato. La sensazione è, dunque, che ci saranno premi più ricchi sin dall’ingresso nella fase a gironi. E ciò non farebbe che bene a società come l’Inter, i cui ricavi stentano a tenere il passo con i costi.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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