C’era una volta l’interpello!
Sembra il titolo di un film. E se pensiamo al cinema, con questo titolo, non può che venirci in mente il grande capolavoro di Sergio Leone. “Cera una volta in America”.
Un film che ha sbancato gli incassi dell’epoca. Un capolavoro che ancora oggi se mandato in onda, incolla al televisore nostalgici e non. E come tutti i film nella sua prima visione sugli schermi richiedeva il pagamento del biglietto per goderne la visione.
Ebbene, anche per godere del “Cera una volta l’interpello”, bisognerà pagare. La riforma fiscale allo studio del governo sembrerebbe davvero prevedere un contributo per chi si rivolgerà all’Agenza delle Entrate per richiedere un parere sulla corretta applicazione di una norma. Insomma, una consulenza “pubblica” a pagamento.
Cos’è l’interpello
In sintesi, volendo dire cos’è l’interpello, le parole da trovare sono abbastanza semplici. In sostanza, laddove il contribuente abbia dei dubbi circa l’applicazione di un comportamento che possa avere rilevanza fiscale, ha possibilità di chiedere chiarimenti interpretativi all’Agenzia delle Entrate.
Ad esempio, un contribuente ha dei debbi se un determinato lavoro edile da fare sulla propria casa possa o meno rientrare nel c.d. bonus ristrutturazione 50%. In questo caso per evitare di commettere sbagli e poi pagarne le conseguenze, può rivolgersi preventivamente all’Agenzia Entrate per chiedere il suo parare.
Per fare ciò si presenta apposta “istanza di interpello”. Esistono diversi tipi di interpello. Questo ad esempio è un “interpello ordinario interpretativo”.
Con la riforma fiscale non è più gratis
Fino ad oggi presentare un’istanza di interpello ed avere il parere del fisco è un qualcosa del tutto gratuito.
Con la riforma fiscale, se tutto sarà confermato, si potrebbero cambiare. C’è un articolo del testo in bozza della riforma che recita così:
gli istanti saranno cioè chiamati al versamento di un contributo da graduare in relazione a diversi fattori, quali la tipologia di contribuente o il valore della questione oggetto dell’istanza, finalizzato al finanziamento della specializzazione e della formazione professionale continua del personale delle agenzie fiscali.
Insomma, per presentare l’istanza di interpello si dovrebbe pagare un prezzo. Una spesa, un contributo che varierà in base a diversi fattori, ossia:
- tipologia di contribuente che presenta l’istanza (ad esempio titolare di partita IVA o non titolare di partita IVA)
- valore della questione da risolvere.
A cosa servirà il contributo per l’interpello
La stessa riforma giustifica il contributo. Questo servirà a finanziare la specializzazione e la formazione del personale delle agenzie fiscali (Agenzia Entrate, ecc.).
La riforma, inoltre, prevede anche che nel mese di agosto di ogni anno l’Agenzia non risponderà alle istanze di interpello. Nel senso che il termine di 90 o 120 giorni per la risposta all’interpello sarà sospeso nel mese di agosto e riprenderanno a decorrere dal 1° settembre.
Ci teniamo a precisare che quanto illustrato in questa sede è quanto prevede la bozza della riforma. Quindi, il tutto dovrà trovare conferma, comunque, nella versione definitiva.