Nei giorni scorsi, in occasione dell’evento Decentralized Lugano organizzato da Banque Internationale a Luxembourg, la piattaforma exchange italiana Cryptosmart ha realizzato un’intervista in esclusiva a Gavin Wood, co-fondatore di Ethereum prima e Polkadot dopo. L’uomo, a capo anche della Web 3 foundation, ha annunciato che XCM sarà rilasciato nei prossimi giorni. Si tratta del cosiddetto “cross-consensus messaging”, una funzione che definisce il linguaggio grazie al quale due blockchain che inter-operano potranno scambiarsi messaggi. Il prodotto della tecnologia Polkadot sono le “parachains”, cioè blockchain che operano su un certo dominio e che, pertanto, sono specializzate nel fare una cosa.
I blockchain bridges, vale a dire i prodotti che mettono in comunicazione più blockchain tra di loro privi dello stesso consenso, si stanno rivelando seriamente a rischio. Essi presentano, infatti, bugs attraverso i quali sono state possibile azioni anche eclatanti di hackeraggio. Nelle scorse settimane, ad esempio, sono state rubati oltre 600 milioni di dollari da entità riconducibili alla Corea del Nord.
L’intervista di Cryptosmart
Per la prima volta, XCM consentirà alle chains di comunicare tra loro in totale sicurezza. Ad esempio, si potrà trasferire un NFT da un’applicazione di finanza decentralizzata e che rappresenta una spada del videogioco warcraft. Come dicevamo, al termine dell’evento Cryptosmart ha potuto intervistare Gavin Wood. Anzitutto, gli è stato chiesto se la tecnologia blockchain può garantire la privacy ad oggi minacciata dalla concentrazione del flusso di informazioni in mano a pochissimi giganti del web.
Wood ha risposto affermativamente, sostenendo che Web 3 nasce proprio per questo. Egli ha sottolineato che debba essere la tecnologia a garantire gli utenti, non la società che offre servizi. Essa è formata da persone e in quanto tali possono commettere errori. Inoltre, può essere collusa con un governo o esserne fortemente influenzata per il rilascio di informazioni sensibili.
La libertà di Polkadot
Ed ecco che alla domanda se la governance di Polkadot sia più democratica e aperta rispetto agli stessi Bitcoin ed Ethereum, l’uomo risponde che essa miri proprio a questo obiettivo, ad impedire che un piccolo gruppo di persone accentri il potere decisionale e lo usi anche per fini propri, magari prestandosi a casi di corruzione. Per questo, chiosa, ha deciso di spostarsi da Ethereum a Polkadot. Inizialmente, sembrava che con Ethereum avesse tutto il potere per fare grandi cose. Ma gli anni passavano e i progressi erano pochi, afferma. Ad oggi, conclude, non si hanno certezze su Ethereum 2. Polkadot gli avrebbe dato grande libertà di innovare.