Cosa ne direste di investire qualche migliaia di euro in un bond dalla durata a metà tra 20 e 30 anni? Sul mercato sovrano italiano, abbiamo il BTp 2046. Scadenza 1 settembre e cedola 3,25% (ISIN: IT0005083057), è un bond attualmente di 25 anni. La sua prima emissione risale al 2014 e questa è la ragione per cui offre un tasso d’interesse elevato, considerati i rendimenti vigenti in questa fase.
Ipotizziamo di investire 1000 euro nominali nel BTp 2046. L’esborso effettivo sarebbe di 1.373 euro, dato che il bond si acquista sul mercato secondario a una quotazione di 137,3.
Su base annua, la cedola netta rapportata all’esborso sarebbe del 2,07%. Alle condizioni attuali, sufficiente per coprire il tasso d’inflazione, che nel mese di luglio è salita all’1,9%. Ma alla scadenza, riceveremmo una brutta sorpresa. Poiché lo stato ci rimborserebbe 1000 euro di capitale, anziché i 1.373 euro spesi, accuseremmo una minusvalenza del 27,17%, pari all’1,08% su base annua. Ed ecco che il rendimento netto del BTp 2046 scende all’1,12%. Troppo poco per un investimento a 25 anni.
BTp 2046, prezzi ancora alti
Se immaginassimo che l’inflazione per i prossimi 25 anni si mantenesse mediamente ai livelli dello scorso luglio, il nostro capitale alla scadenza varrebbe realmente quanto 625 euro di oggi. Nel frattempo, avrebbe riportato un rendimento cumulato di circa il 28%. Insomma, non un buon investimento. E attenzione anche al credito d’imposta, che lo stato ci riconosce sulle minusvalenze. Equivarrebbe al 3,4% (il 12,5% della perdita del 27,17%), ma a patto di poter essere compensato entro i 5 anni successivi con plusvalenze realizzate su altri bond.
Nel caso in cui, quindi, non fossimo capaci di effettuare la compensazione, magari perché abbiamo investito una tantum, perderemmo anche questo credito fiscale, con il risultato di deprimere il già magro rendimento netto del BTp 2046.