La borsa americana guadagna oltre il 30% rispetto ai massimi pre-Covid. In appena sei mesi, lo scorso anno era stata in grado di cancellare del tutto le perdite accusate con la pandemia. Del resto, la recessione del 2020 è stata la più breve della storia economia degli USA, durando appena due mesi, cioè da marzo ad aprile. Chi ha voluto investire nelle azioni FAANG, oggi può cantare vittoria più di tanti altri.
FAANG è un acronimo usato sui mercati finanziari per indicare 5 titoli azionari del comparto tech: Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google.
Azioni FAANG, boom pluriennale impressionante
In effetti, il titolo Facebook sale di circa un terzo del suo valore da inizio anno, mentre Amazon segna +13% ed Apple più del 16%. Unico titolo in calo è Netflix con -1,7%, mentre Alphabet, la società madre di Google, ha messo a segno un maxi-guadagno di oltre il 57%. Le trimestrali di questi ultimi giorni parlano molto chiaro. Il motore di ricerca ha maturato un utile netto di 18,5 miliardi di dollari nel secondo trimestre, superato tra le azioni FAANG solo dai 21,7 miliardi di Apple. Molto bene ha fatto anche il colosso social di Mark Zuckerberg con 10,4 miliardi. Deludenti rispetto alle aspettative i numeri di Amazon, ma la creatura di Jeff Bezos ha comunque riportato profitti netti per 7,8 miliardi. Infine, anche Netflix ha guadagnato 1,35 miliardi.
Il totale fa poco meno di 60 miliardi (59,75 miliardi). Sono cifre impressionanti, che danno il senso di quanto grosse siano diventate alcune multinazionali e quanto stiano beneficiando del Covid. La pandemia ha accelerato determinati cambiamenti culturali e abitudini di consumo già in atto, tra l’altro incentivando le vendite online e il tempo trascorso sul web.
Questo significa che l’azzardo ha pagato ancora una volta, perché di questo si sarebbe trattato. Realtà come Netflix o Facebook venivano considerate poco meritevoli di fiducia fino a qualche anno fa. E poiché il rischio è un bene che si possono permettere perlopiù gli investitori individuali più abbienti, è come dire che le distanze tra fasce della popolazione si stiano acuendo anche in virtù della differente propensione all’impiego dei capitali. E qui c’è anche lo zampino delle banche centrali e della bolla finanziaria alimentata dalle loro politiche monetarie ultra-accomodanti.