La Banca Centrale Europea (BCE) ha alzato i tassi d’interesse di un altro quarto di punto percentuale questa settimana. I tassi di riferimento sono saliti al 3,75%. Erano a zero fino al luglio scorso. Una stretta monetaria così veloce non la si era mai vista da quando è nato l’euro. Per questo bisogna fare attenzione nel panorama degli investimenti. Ulteriori aumenti dei tassi restano possibili, anche se verosimilmente Francoforte si accingere a concludere la stretta prima che arrivi l’estate.
Le scadenze più lunghe sono maggiormente esposte ad eventuali cali dei prezzi nel caso di tensioni finanziarie. Oltretutto, gli spread tendono a divaricarsi lungo la curva. Ad esempio, il BTp a 2 anni offre appena +0,60% sul Bund di pari durata. Se ci spostiamo sul tratto decennale, invece, il differenziale s’impenna a +1,90%. Il nuovo BTp a 5 anni emesso dall’Italia, scadenza 1 aprile 2028 e cedola 3,40% (ISIN: IT0005521981), offriva ieri un rendimento a ridosso del 3,60% lordo all’anno. Il titolo scambiava in area 99,30 centesimi sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana.
BTp 5 anni, rendimento netto reale sopra 1%
C’è un altro BTp a 5 anni negoziabile sul secondario: la scadenza 1 dicembre 2028 e cedola 2,80% (ISIN: IT0005340929). Si acquistava ieri per 96 centesimi e offriva anch’esso un rendimento di quasi il 3,60%. Il fattore inflazione si rivela determinante per capire se l’investimento possa considerarsi proficuo. A tale fine, dobbiamo misurare le aspettative d’inflazione. Per farlo, abbiamo lo strumento dei bond indicizzati. Uno di questi è il BTp Italia 22 novembre 2028 con cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005517195). Ai 98 centesimi di ieri, rendeva il 2% al netto dell’inflazione italiana.
Dunque, questo sarebbe il rendimento reale del BTp a 5 anni sulla base di una crescita media attesa per i prezzi al consumo italiani in area 1,60%. Percepire un 2% reale non è affatto male. Certo, c’è ancora da sottrarre l’imposizione fiscale del 12,50% sul rendimento lordo. A conti fatti, otterremmo poco più dell’1%. In ogni caso, il potere di acquisto del capitale sarebbe salvaguardato. E non è un fatto secondario in un periodo turbolento come questo. Ovviamente, nessuno ci garantisce che il mercato stia azzeccando le sue previsioni. Può anche darsi che stia sottostimando l’inflazione futura, nel quale caso il nostro rendimento netto reale rischierebbe di azzerarsi o persino di essere negativo.