Dall’inizio dell’anno, l’oro ha guadagnato circa il 13,5% e l’argento ha perso altrettanto. Le quotazioni del primo sono salite in area 1.720 dollari l’oncia, quelle del secondo sono scese a 15,50 dollari. Attualmente, il rapporto tra i due valori si attesta a 110, sotto i massimi storici di 124 toccati a marzo, ma nettamente sopra la media decennale di 64. Capire perché i prezzi aurei si stiano surriscaldando in questi mesi non viene difficile. La crisi sanitaria esplosa nel mondo con la pandemia del Coronavirus ha fatto implodere l’economia globale, a causa dei “lockdown” imposti dai governi per frenare i contagi.
E’ l’argento e non l’oro il metallo a cui fare attenzione in piena crisi, ecco i segnali
E l’argento? Sbaglia chi pensa che segua i destini dell’oro in automatico. Questo metallo è sì anch’esso percepito come un bene rifugio contro le tensioni internazionali, ma a un grado nettamente inferiore all’altro. E nelle fasi recessive, tende ad esibire una performance assai meno positiva, anche perché il suo impiego nell’industria, specie dell’elettronica di consumo, subisce una contrazione. A maggior ragione in questa fase, caratterizzata da un blocco di larga parte della produzione globale.
Guardando alle prospettive, però, proprio l’argento si mostra meglio piazzato per beneficiare di un rimbalzo post-Coronavirus. Chi profetizza che un’oncia di oro arriverà presto a costare 2-3.000 dollari dovrà fare i conti con un freno significativo agli ulteriori rialzi: l’inflazione. I prezzi al consumo sono attesi stabili o in diminuzione per i prossimi mesi e anni, tant’è che cresce la pressione sulla Federal Reserve, affinché adotti i tassi negativi per stimolare l’inflazione e la crescita negli USA.
Argento “iper-venduto”
Senza inflazione, viene meno uno dei motivi principali per acquistare oro.
Nel novembre 2008, a due mesi dal fallimento di Lehman Brothers, oro e argento toccavano i rispettivi minimi dell’anno, anzi nel caso del secondo bisognava risalire a quasi tre anni prima per trovare quotazioni inferiori. Questo, perché l’esplosione della crisi fece temere allora un prosciugamento della liquidità sui mercati e uno sprofondamento delle principali economie nella deflazione. La reazione delle banche centrali, Fed in testa, fu tale da scongiurarne il rischio. Da quell’autunno e fino al 2011, la corsa dei due metalli fu sostenuta, ma se l’oro guadagnò uno stratosferico 160%, l’argento segnò uno strabiliante +390%. Dai massimi storici di allora, attualmente prezzano rispettivamente a -10% e -66%.
Con tutta evidenza, ci troviamo dinnanzi a un silver “oversold” e ciò non potrà che costituire occasione di rimbalzo quando l’allarme pandemico sarà cessato e, oltre tutto, vi sarà meno bisogno di proteggersi acquistando oro, vuoi perché le tensioni finanziarie saranno venute almeno parzialmente meno, vuoi anche perché la ripresa dell’economia globale non coinciderebbe con un ritorno dell’inflazione in grande stile, semmai si allontanerebbe lo spettro della deflazione.
Perché l’argento rispetto all’oro sta andando poco bene sui mercati