Investire in BTp, consigli semplici per famiglie e non “squali” della finanza

Ecco qualche consiglio alle famiglie italiane che vorrebbero investire parte dei loro risparmi in BTp. Alla larga da complessi ragionamenti finanziari, pensate semplice.
6 anni fa
2 minuti di lettura

C’era un tempo in cui noi italiani eravamo il famoso “BoT people”, il popolo di formiche risparmiatrici e investitore di massa in titoli di stato. Allora, si strappavano tassi annui anche del 20%, seppure a fronte di un’inflazione grosso modo sugli stessi livelli. Quell’Italia non esiste più, diremmo anche per fortuna. Adesso, meno del 5% del debito pubblico tricolore è in mano direttamente alle famiglie, il resto lo posseggono le banche, le assicurazioni, gli investitori istituzionali stranieri e la BCE.

Di fronte ad anni di allarmi giornalieri sulla tenuta dei nostri conti pubblici, in tanti hanno preferito tenersi liquidi, optando per lasciare i risparmi su un conto in banca infruttifero, anziché investire in BTp e guadagnare qualcosa.

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Ma rinunciare a un interesse pur minimo equivale a perdere. L’inflazione determina, infatti, la perdita di potere di acquisto dei risparmi con il passare dei mesi e degli anni. Per quanto nell’ultimo decennio sia stata bassa, ciò non toglie che il problema esista. E i titoli di stato diventano un’occasione interessante per proteggersi da tale rischio. Già, ma allo stato attuale non tutti i BTp sono buoni a tale fine.

Alla ricerca di un rendimento netto reale positivo

Anzitutto, dobbiamo mettere le mani avanti sul futuro. Se la BCE riuscirà a centrare il target di un’inflazione annua “vicina, ma di poco inferiore al 2%”, significa che tutti i bond che offrono rendimenti inferiori a tale obiettivo rischiano di produrre perdite reali, sebbene allo stato attuale di alternative disponibili non ve ne siano, almeno non a parità di rischio. E pensate che in Germania nemmeno investendo in un Bund a 30 anni si riesce oggi a portare a casa un rendimento lordo superiore al mezzo punto percentuale all’anno.

In Italia, per nostra fortuna e per disperazione del Tesoro, le cose stanno assai diversamente: già dalla scadenza a 8-9 anni si ottengono rendimenti netti in linea con il target d’inflazione.

Ieri sera, il BTp settembre 2028, cedola 4,75%, offriva in chiusura di seduta il 2,19% lordo. Al netto dell’imposta del 12,5%, rendeva l’1,92%, livello minimo accettabile per proteggere i risparmi nel tempo. Ma faceva un po’ meglio il BTp 2027, cedola 2,20%, con il 2,26% lordo e l’1,98% netto. Sembra un paradosso che il bond più giovane di un anno offra di più, ma ciò dipende con ogni probabilità dalla cedola più generosa corrisposta dall’altro, che evidentemente è finita per attirare maggiore domanda. E qua veniamo a un secondo ordine di ragionamento: non guardate solo al rendimento, bensì pure al tasso cedolare.

Tassazione BTp, ecco come funziona

Il BTp 2028 offre cedola 4,75% e fa come prezzo quasi 120. Questo significa che una famiglia lo acquista a 120 e ottiene ogni anno fino alla scadenza 4,75, che rapportato all’investimento (4,75/120) fa il 4%. Il BTp 2027 offre cedola 2,20% e prezza poco meno di 100, per cui questa vale proprio il 2,2% dell’investimento. Questo significa che il primo bond mi garantisce, a sostanziale parità di rendimento, un flusso di reddito quasi doppio fino alla scadenza.

Duration e inflazione

Ma le famiglie potrebbero volere investire nei BTp semplicemente per lucrare dalle oscillazioni dei prezzi. In questi casi, bisognerà puntare sui titoli più longevi, quelli con duration elevata, altrimenti i margini di guadagno potenziali sarebbero bassi. Attenzione, però, perché ciò comporta esporsi anche a rischi più alti nel caso in cui i tassi salissero (e i prezzi scendessero). Diremmo che le scadenze preferibili sarebbero almeno dai 10 anni insù, con i trentennali a esibire le migliori occasioni nel caso di tassi calanti.

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Infine, occhio ai BTp Italia se l’inflazione dovesse salire repentinamente in futuro.

Garantiscono rendimenti reali positivi in un’ottica di medio-lungo termine. Prendiamo il bond maggio 2023, che proprio oggi stacca la cedola semestrale dello 0,025%: rende l’1,25% lordo alla scadenza, a fronte dell’1,43% offerto dall’omologo a tasso fisso. Ma ad esso bisogna ancora sommare l’inflazione del periodo, che in questi primi mesi del 2019 si aggira in Italia nell’ordine dell’1% su base annua. Questo significa che il suo rendimento annuo effettivo salirebbe in area 2,25%, circa 80 punti base sopra il BTp con cedola fissa.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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