Investire in BTp, quali rischi corro puntando sul debito pubblico dell’Italia?

Con i rendimenti in forte rialzo, investire in BTp sta diventando sempre più allettante, anche se le famiglie appaiono impaurite
3 anni fa
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BTp 30 anni in attesa del taglio tassi BCE
BTp 30 anni in attesa del taglio tassi BCE © Licenza Creative Commons

Il debito pubblico italiano è tornato fruttuoso. Da anni le famiglie non avevano avuto la possibilità di guardare ai titoli di stato come un asset redditizio, pur a fronte di tassi d’inflazione bassissimi. Negli ultimi mesi, però, i rendimenti obbligazionari sono esplosi su tutti i mercati nel mondo e, all’improvviso, investire in BTp è diventato nuovamente allettante. Pensate che attualmente il bond che offre di più è il BTp green, scadenza 2045. Con un rendimento netto del 3,4%, si rivela il titolo più fruttuoso del debito italiano.

In una prospettiva di lungo periodo, riuscirebbe a garantire il capitale dall’inflazione. Ma molte famiglie si mostrano impaurite, hanno timore che qualcosa possa andare storto e che, a ben vedere, il debito pubblico italiano non sia così sicuro.

Cerchiamo di analizzare i fatti con freddezza. Quando Mario Draghi entrò a Palazzo Chigi – siamo a inizio febbraio del 2021 – lo spread BTp-Bund a 10 anni era sceso sotto 90 punti base, ai minimi da sei anni. Adesso, è risalito a 200 punti. Il BTp decennale offre intorno al 3%, il Bund l’1%. Poiché lo spread misura il grado di rischio sovrano percepito sul mercato, è evidente che esso segnali l’aumentare delle preoccupazioni sullo stato dell’Italia.

Fine QE e tassi BCE in rialzo

Effettivamente, la BCE sta per porre fine alla sua politica monetaria ultra-espansiva dopo ben otto anni. Entro pochi mesi cesserà del tutto gli acquisti netti di bond e alzerà i tassi d’interesse. Verranno meno le condizioni per le quali i titoli di stato italiani avevano corso, offrendo rendimenti molto bassi. Risalendo drasticamente, fanno un piacere alle famiglie che volessero acquistarli. D’altra parte, ciò rende più rischioso investire in BTp, in quanto la sostenibilità del debito italiano si riduce.

Prima dell’allentamento monetario della BCE, il debito pubblico italiano stava sotto il 130% del PIL. L’anno scorso, si è attestato al 150%.

Soprattutto, in questi anni l’economia italiana è cresciuta pochissimo prima della pandemia. Nel 2019, era ancora sotto di 4 punti rispetto ai livelli del 2007. Le agenzie di rating hanno tagliato in passato i loro giudizi fino a poco sopra il livello “spazzatura”. Negli ultimissimi anni, grazie proprio al sostegno della BCE, hanno tendenzialmente rivalutato i nostri bond, pur mantenendo i rating in area BBB, cioè a livelli medio-bassi per un’economia avanzata.

In quali termini investire in BTp può mostrarsi rischioso? Escludendo il default o anche solo la rinegoziazione del debito pubblico italiano, eventuali tensioni politiche e finanziarie concentrate sul nostro Paese colpirebbero le quotazioni dei bond. Esse potrebbero restare basse più a lungo di quanto dovrebbero o continuare a scendere. Accadde l’ultima volta nel 2018, quando in scia allo scontro tra Roma e Bruxelles sul deficit si ebbe un tracollo dei prezzi. Tuttavia, chi seppe aspettare la risalita senza andare nel panico, poté già un anno dopo disinvestire con profitto.

Investire in BTp guardando al passato

Il passato è utile per capire cosa potrà accadere in futuro, ma non ne è una guida completa. Eventi nuovi ed imprevisti si sono verificati negli ultimi due anni come la pandemia e la guerra. La prima ha avuto effetti benefici sui BTp, la seconda no. In generale, tutto ciò che stimola l’economia italiana tende a fare bene ai BTp. D’altra parte, tutto ciò che fa male all’intera Eurozona tende a favorire una politica monetaria della BCE più espansiva. Lo scenario peggiore sarebbe la stagflazione: male l’economia e prezzi al consumo galoppanti. Entrambi i fenomeni impatterebbero negativamente sui BTp, in quanto la BCE non avrebbe modo di reagire appropriatamente alla crisi. E’ sostanzialmente quanto avviene in questi mesi.

Remote le probabilità di assistere a un crac dell’Italia. L’Eurozona non lo consentirebbe.

Ciò non significa che gli alti rendimenti dei nostri titoli di stato siano un pasto gratis. Essi segnalano criticità, un rischio significativamente più elevato per l’Italia rispetto agli altri paesi dell’euro. Anche all’epoca dello spread a 576 punti fu soltanto teorico. L’Italia ha dimostrato di saper affrontare le fasi avverse, così come la Commissione europea di voler sostenere i nostri conti pubblici.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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