Quando ci si riferisce ai paesi emergenti si è soliti pensare subito alla Cina. I numeri del gigante asiatico sono del resto impressionati. Nonostante l’inevitabile impatto della crisi economica anche sull’Impero Celeste, i margini di crescita di Pechino restano molto solidi andando così a suscitare il giusto interesse di chi intende investire in Cina. Sull’argomento esistono molte informazioni basate, però, il più delle volte sul sentito dire. Comprendere in che termini si possono realizzare buoni investimenti in Cina significa fare affidamento sulle prospettive di crescita e sviluppo del Dragone da qui al 2030 che indicano la Cina come prima economia al mondo.
Economia cinese: tutti i numeri del Dragone
Si tratta della crescita più bassa dal 1999, perché in ogni caso il Dragone si mostra in rallentamento, ma non troppo. Già quest’anno, il pil dovrebbe crescere ben oltre l’8% e i dati sui consumi, la produzione industriale e gli investimenti a dicembre lo dimostrano. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 15,2% su base annua, in aumento dal 14,9% di novembre. Le attese erano per una crescita del 14,9%. Bene anche la produzione industriale, che segna un +10,3%, contro un’attesa del 10,1%. Altrettanto bene gli investimenti, che accelerano al 20,6%. A parità di potere d’acquisto, il pil cinese si attesta nel 2012 a 11 mila miliardi di dollari, non lontano dai 16 mila miliardi circa del pil americano. Ma stando a una ricerca di PricewaterhouseCooper, nel 2030 la Cina passerà dal secondo posto di oggi al primo in assoluto, sorpassando gli USA con un pil di 30 mila miliardi.
Investimenti in Cina: Pechino è un porto sicuro?
E’ sempre di qualche giorno fa la notizia che il presidente del China Securities Regulatory Commission, Guo Shuqing, ha annunciato che saranno incrementati presto di almeno dieci volte i volumi massimi di investimenti stranieri consentiti in borsa. Il limite era già stato innalzato lo scorso aprile 2012 da 30 a 80 miliardi, pertanto, ciò significa che entro pochi mesi potrebbero essere possibili nuovi capitali freschi in arrivo verso la Cina per oltre 700 miliardi di dollari. Già un anno fa, l’innalzamento del limite aveva portato 169 investitori a far fluire nel Paese altri 37 miliardi di dollari. Attualmente, gli 80 miliardi in mano straniera corrispondono all’1,6% dell’intera capitalizzazione della borsa cinese. A luglio dello scorso anno, poi, era stata aumentata anche la quota massima che un investitore straniero può detenere in una società quotata in Cina, elevata dal precedente 20% all’attuale 30%. Questi dati ci spingono a ritenere che ci sia grossissimo spazio ancora per investire in Cina, se consideriamo che le società locali battono utili su utili, specie se legate all’export, mentre il governo sta cercando di spostare le determinanti della crescita dalle esportazioni ai consumi interni, in modo da riequilibrare il sentiero dello sviluppo del Paese.
Le opportunità offerte dallo Yuan
Per quanto anche in un’economia in piena espansione come la Cina siano necessarie le dovute precauzioni (il comparto immobiliare è poco solido e rischia lo scoppio di una bolla, a causa del sovradimensionamento degli investimenti delle amministrazioni locali), vale la pena soffermarsi sull’importante aspetto valutario. E’ consenso pressoché unanime negli ambienti finanziari che lo yuan sia sotto-valutato, rispetto alle altre valute mondiali, come dicevamo, anche se il governo cinese si è progressivamente impegnato a flessibilizzare il tasso di cambio e a rivalutarlo con molta prudenza. Questo significa che l’acquisto di un asset cinese (azioni, obbligazioni, immobili, etc.) è potenziale fonte anche di un’altra redditività, legata al possibile apprezzamento nel tempo della valuta. Certo, è bene chiarire che la banca centrale non si sveglierà una mattina e rivaluterà di qualche decina di punti percentuali la valuta cinese, ma il trend è quello di tanti piccoli e periodici ritocchi verso l’alto, che potrebbero garantire un rendimento aggiuntivo all’investimento.