Da una decina di anni io e mia moglie (68 e 66 anni) versiamo 5.000 euro all’anno in un fondo pensione. All’inizio dell’anno prossimo, magari dopo l’ultimo versamento, vorremmo investire in titoli di stato italiani ed esteri in euro a 10/12 anni la somma attesa netta di circa 100.000 euro. Qual è la sua opinione al riguardo?
Inflazione rischio per liquidità
Questo argomento interessa molti italiani. Tanti hanno aderito ad un fondo pensione, molti di più si ritrovano a lasciare il lavoro disponendo di cifre di tutto rispetto grazie alla liquidazione del Tfr (Tfs per i dipendenti pubblici).
- 98.039 euro
- 96.117 euro
- 94.232 euro
- 92.384 euro
- 90.573 euro
- 88.797 euro
- 87.056 euro
- 85.349 euro
- 83.675 euro
- 82.035 euro
Dopo dieci anni, avremmo perso circa 18.000 euro in termini di potere di acquisto. Il nostro denaro ha subito una decurtazione del 18%. L’alternativa può essere quella individuata dal lettore/risparmiatore: investire in titoli di stato a lunga scadenza. Per il momento, i rendimenti decennali variano dal 2,25% della Germania al 3,50% dell’Italia. E’ probabile che nei prossimi mesi scendano ancora per effetto del taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Il periodo migliore sarebbe stato un anno fa, quando il BTp a 10 anni arrivò a toccare il 5% e il Bund offriva fino a ridosso del 3%. Ma la liquidità resta vincolata sul fondo pensione per qualche altro mese, come emerge dalle parole del titolare.
Possibili guadagni con calo dei rendimenti
Investire in titoli di stato a lungo termine con tassi in discesa può avere riflessi positivi anche sul valore del capitale.
Il mercato obbligazionario, specialmente sovrano, presenta minori rischi rispetto a quello azionario. E vale a maggior ragione per chi non ha un orizzonte temporale molto lungo. Un giovane può anche permettersi di fronteggiare periodi di bruschi cali in borsa, avendo il tempo sufficiente per recuperare le perdite e veder fruttare nuovamente il capitale. Pensate che la Borsa Italiana ha cancellato le perdite patite con la crisi del lontano 2008 solo quest’anno. Le sono serviti sedici anni. A Tokyo di anni per tornare ai massimi storici di anni ne sono occorsi più di trentatré. Capite bene che, in un’eventualità del genere, a 60-70 anni di età non sarebbe opportuno esporsi più di tanto alle fluttuazioni del mercato azionario.
Investire in titoli di stato anche indicizzati
C’è un’altra ragione per la quale investire in titoli di stato conviene. Ciò garantisce un flusso di reddito certo, per cui ci si gode la pensione con tutta tranquillità e potendo confidare su un’integrazione all’assegno di entità nota. Varrebbe la pena, tuttavia, destinare una quota minoritaria ai BTp indicizzati all’inflazione per coprirsi dal rischio di perdere potere di acquisto nel caso di un boom dei prezzi al consumo inatteso. In quel caso le cedole semestrali non sarebbero di importo certo, ma d’altro canto questo sarebbe il costo per mettersi al riparo dai brutti scherzi sul fronte inflazione. E, comunque, parliamo pur sempre di un capitale marginale all’interno del portafoglio.