Due anni fa, Cassa depositi e prestiti (CDP) raccolse 1,5 miliardi di euro sul mercato con l’emissione di obbligazioni a 7 anni e con scadenza 28 giugno 2026 (ISIN: IT0005374043). Questi titoli debuttarono con tasso misto. Per i primi due anni, cioè fino alla fine del mese scorso, offrivano una cedola fissa del 2,70% lordo. A partire dal terzo anno, invece, la cedola è diventata variabile e pari all’Euribor a 3 mesi più uno spread di 194 punti base o 1,94%.
Allo stato attuale, l’Euribor a 3 mesi rende il -0,55%.
Obbligazioni CDP e rischio tassi Euribor
E il BTp a 5 anni? Abbiamo la scadenza 1 giugno 2026 e cedola 1,6% (ISIN: IT0005170839). Esibisce una quotazione di poco inferiore a 108, per cui offre un rendimento sottozero: -0,01%. Ne consegue che non solo questo titolo di stato offre un rendimento inferiore a quello delle obbligazioni CDP di pari durata, ma oltretutto intaccherebbe il capitale. In entrambi i casi, comunque, siamo ben sotto i livelli d’inflazione. In termini reali, quindi, i rendimenti sarebbero profondamente negativi, per cui “bruceremmo” i nostri soldi investendo in asset che neppure ci proteggerebbero dalla perdita di potere d’acquisto.
E’ naturale che le obbligazioni CDP rendano un po’ a premio sui BTp. Per quanto l’ente sia controllato dallo stato, non possiamo assimilarli del tutto ai titoli del debito pubblico. Detto questo, nel caso specifico ci troviamo di fronte a una scommessa sull’andamento dell’Euribor nel medio e lungo periodo. Se ritenessimo che questi salirà in misura sostenuta nei prossimi anni, dovremmo optare per le obbligazioni CDP a maggior ragione.
Nelle ultime settimane, le prospettive di politica monetaria sono mutate in direzione più accomodante. Questo significa che verosimilmente la BCE alzerà i tassi più tardi e non cesserà presto di acquistare bond. E l’Euribor rimarrebbe molto basso più a lungo del previsto, riducendo la cedola delle obbligazioni CDP e rendendo queste ultime meno appetibili. Ed ecco che il mercato pretende rendimenti nominali più alti per inserirle in portafoglio contro il rischio tassi.