Il nuovo crollo della lira turca di questi giorni conferma che investire in obbligazioni denominate in valute emergenti può rivelarsi un pessimo affare. Tra timori per nuove tensioni con la Siria e taglio dei tassi precipitoso, la valuta di Ankara è precipitata ai nuovi minimi storici contro il dollaro, scambiata a 9,15 nella seduta di ieri. Quest’anno, perde quasi il 19%. Ma la crisi della lira è qualcosa che risale a molto più in là con gli anni. Per l’esattezza, il fenomeno riguarda almeno gli ultimi cinque anni e rotti, da quando il presidente Erdogan uscì indenne dal tentato golpe militare.
Se avessimo comprato un bond in lire a 5 anni nel 2016, avremmo messo in portafoglio un asset con rendimento lordo del 10%. In cinque anni, avremmo portato a casa un rendimento del 50%, ma accusando una perdita valutaria del 68%. Tanto ha perso la lira contro l’euro nel quinquennio. In termini annuali, avremmo rimediato una perdita del 3,6%. Inutile commentare oltre.
Valute emergenti in sofferenza
Ma non tutte le valute emergenti hanno fatto la stessa fine della lira, sebbene diverse siano andate in profonda sofferenza. Ad esempio, proprio nell’autunno del 2016, l’Egitto liberalizzò il tasso di cambio per cercare di superare la crisi economica che lo affliggeva. Da allora, la lira egiziana ha perso il 47% contro l’euro, pur stabilizzandosi e persino recuperando nell’ultimo triennio. Cinque anni fa, un bond in valuta locale avrebbe offerto un rendimento del 17%. Pur al netto della svalutazione del capitale, avremmo messo a segno un guadagno annuo del 7,6%.
Bene sarebbe andata anche con un’altra tra le principali valute emergenti: il rand sudafricano. Un bond a 5 anni nell’ottobre 2016 lo avremmo comprato al rendimento dell’8,30%. L’euro ha nel frattempo guadagnato il 12% contro il rand, per cui il rendimento lordo annuo effettivo sarebbe sceso al 5,9%.
Teniamo presente che cinque anni fa, il BTp a 5 anni offriva solamente lo 0,55%, per cui avremmo fatto bene a rischiare con investimenti nelle valute emergenti. Ma alcune si sono rivelate un suicidio finanziario, come nel caso della lira turca. Gli alti rendimenti sono sempre il segnale che qualcosa non vada: o il rischio di cambio è troppo elevato o lo è quello di credito. In molti casi, lo sono entrambi. Di fatto, in questi ultimissimi anni diverse economie sono andate formalmente in default, tra cui Argentina, Venezuela, Libano, Zambia, Ecuador, ecc.