Tagliare le scadenze dei bond
Non basta limitare le esposizioni alle obbligazioni per limitare le perdite, ma sarebbe di gran lunga consigliato ridurne la durata media o duration. Quando i tassi salgono, non tutti i bond cedono in egual modo. Quelli con scadenze medio-lunghe tendono a perdere molto di più dei titoli con scadenze più brevi, essendo più sensibili alle variazioni dei rendimenti. Un esempio? Il BTp 2067 ha perso dal 26 giugno ad oggi quasi il 6%, mentre il decennale è sceso del 3,5% e il biennale di appena lo 0,4%.
Dunque, vendere bond a medio-lunghe scadenze e comprare man mano altri con scadenze più brevi, mantenendo una certa quota del portafoglio investita nell’obbligazionario. Attenzione, però, a questo tipo di operazioni, perché negli ultimi anni, in conseguenza delle politiche ultra-espansive delle principali banche centrali, le obbligazioni con scadenze medio-brevi stanno rendendo negativamente, in alcuni casi anche quelle corporate. Questo significa che all’atto del loro acquisto, si sa con certezza che il prezzo a cui verranno rimborsate alla scadenza sarà più basso. In un’ottica speculativa, ovvero puntando su ulteriori rialzi dei prezzi, possono anche essere prese in considerazione, ma in una fase di aumento dei tassi, con prezzi calanti, il loro acquisto equivarrebbe a perdite praticamente assicurate.
E occhio al cambio
Ecco, quindi, che la strategia di protezione del portafoglio di investimento in pieno rialzo dei tassi passa per un incremento della quota dedicata alle azioni, una riduzione delle esposizioni verso l’obbligazionario e un abbassamento della duration media. Allo stesso tempo, si potrebbe tentare di sovrappesare i listini più colpiti dalla crisi dell’ultimo decennio, il cui potenziale di crescita sarebbe, quindi, maggiore. E vale anche la pena sui mercati esteri chiedersi quali titoli, obbligazionari e azionari, beneficerebbero dell’effetto cambio.
Su quest’ultimo punto, notiamo come l’euro dovrebbe complessivamente apprezzarsi contro le altre valute, ma alcune di queste potrebbero rafforzarsi nei prossimi anni. Un esempio? La sterlina inglese, nel caso di un esito positivo per il negoziato con la UE sulla Brexit, così come il rublo russo, se le sanzioni UE e USA contro Mosca verranno ritirate e se il prezzo del petrolio almeno reggerà. Si tratta di valutazioni, però, così complesse, da rendere indispensabile l’ausilio di un consulente. Il fai da te, specie in momenti di transizione sui mercati, non è saggio.