Sono smarriti i piccoli investitori di mezzo pianeta, da troppo tempo ormai alle prese con rendimenti sempre più infimi sul mercato obbligazionario, persino negativi per una fetta non indifferente del corporate in euro e per ben quasi un terzo dei titoli di stato negoziati in tutto il pianeta.
Chi vuole ottenere un minimo rendimento accettabile è costretto a puntare su assets sempre più rischiosi. E mai come in questa fase torna in auge il trade-off tra rendimento e grado di sicurezza di un portafoglio di investimenti.
Diversificazione portafoglio investimenti
Il primo passo per minimizzare il rischio, come sappiamo, si compie diversificando il portafoglio, frazionandolo in diverse classi di assets e puntando su una miriade di titoli emessi in diversi contesti e su settori differenti. Molto improbabile, infatti, che in una fase avversa scendano, ad esempio, i prezzi di azioni e di obbligazioni, di società di largo consumo e quelle attive nella difesa, etc. E ancora, difficile che si deprezzino contemporaneamente il dollaro e altre valute.
Domanda: è allora possibile che tale rischio si azzeri del tutto? Possibile sì, anche se non è molto improbabile, ma al costo di creare un portafoglio senz’anima e senza direzione. Già, perché il rischio principale di un frazionamento eccessivo consiste nel dare vita a un investimento con titoli dall’andamento contrapposto e che finiscono ciascuno per annullare il rendimento dell’altro. Ma che senso ha un investimento, che punti semplicemente a conservare il valore delle risorse impiegate?
In buona sostanza, se sappiamo già che a bassi rischi corrispondono bassi rendimenti, è verosimile registrare un rendimento pressoché nullo con una diversificazione accentuata del portafoglio, che non ci consentirebbe di guadagnare dalle variazioni positive di una certa categoria di assets.